La festa interculturale «vietata» ai non arabi

La festa interculturale «vietata» ai non arabi

(...) che ha scelto, nonostante il parere contrario della Sovrintendenza, di mettere a disposizione le sale del complesso per ospitare la serata, cinque ore di celebrazioni e riti iniziati intorno alle 21 e dedicati alla commemorazione di Mame Diarra Bousso: «Una figura esemplare per il popolo senegalese - spiegano gli organizzatori - madre del leader musulmano Cheikh Ahmadou Bamba». Alla serata i partecipanti si sono presentati divisi, secondo tradizione: prima gli uomini, che dalle 21 all'1 di notte hanno predisposto le sale, poi le donne, non più di venti in tutto, elegantissime nei loro costumi tipici ma che, a differenza dei loro mariti, capiscono pochissime parole di italiano. Con lo sguardo fiero si lasciano introdurre dai loro uomini, che hanno già scelto per loro l'ala al piano superiore della Commenda dove farle accomodare.
La sala è già avvolta in una nuvola di profumi, dalle note intense del curry a quelle più fresche della menta che, entrando, ti accolgono stordendoti. La cena è già stata consumata ma il via-vai è continuo, molti arrivano sul tardi con l'intento di partecipare ad uno dei momenti di dibattito previsti nel corso della serata. Tante le presenze ma pochi controlli: qui il permesso di soggiorno sembra non averlo nessuno, qualcuno è arrivato con il visto turistico, qualcuno ha rinunciato ad ottenerlo, altri glissano sull'argomento e basta. Nel calendario della serata, oltre ai canti religiosi e alla lettura dei testi sacri, non sono mancate neppure le polemiche. «Siamo circa 2000 solo a Genova - spiega Samb Doudou, fondatore della comunità che riunisce gli immigrati che dal Senegal sono arrivati nei caruggi della città vecchia -abbiamo chiesto al Comune, che insieme a Provincia e Regione ci aiuta da tempo a finanziare le nostre manifestazioni al Porto Antico, di trovarci una sede. Qui (alla Commenda) possiamo riunirci ogni tre mesi. Da poco abbiamo trovato anche un locale in via Pré dove ogni lunedì ci incontriamo per discutere e pregare».
Un compromesso che non piace né alle molte associazioni di quartiere presenti in città, che da anni lamentano la mancanza mai risolta di una sede dedicata dove svolgere le attività essenziali, né, a giudicare dalla presenza nulla di genovesi all'evento, agli abitanti del centro storico. Un'occasione che poteva trasformarsi in un momento di scambio tra culture ma in realtà si è rivelata inaccessibile per diverse ragioni, prima tra tutte la lingua parlata, che ha trasformato l'incontro in un dibattito a senso unico. Infatti, una volta varcata la soglia dell'ex ospizio dei pellegrini, le cui porte sono rimaste aperte tutta la notte, al microfono gli interventi sono tutti in senegalese, come dire: «Chiunque può partecipare ma non è detto che riesca anche a capire». La ragione? «I temi che trattiamo qui riguardano la vita della nostra comunità a Genova», si giustifica Doudou che tuttavia, sull'integrazione, sembra avere le idee chiare. «Non ci possono negare il diritto di pregare - ribadisce il fondatore della comunità - l'Italia deve adeguarsi agli altri paesi europei dove è riconosciuta la possibilità per i musulmani di avere un luogo di culto. In Senegal non ci sono mai stati problemi tra musulmani ed altre religioni e i cristiani hanno le loro chiese, come è giusto».
Al capitolo moschea a Genova invece Samb Doudou apre al dialogo. «Si faccia al Lagaccio o in porto, basta che si faccia - ammette tra una citazione e l'altra dei testi sacri - l'Islam è una religione di pace e le moschee non vogliono dire per forza terrorismo».

Sul finale poi ancora per qualche polemica: «Io sono qui da 20 anni, ho visto l'Italia peggiorare ma so che gli italiani non sono un popolo razzista». «C'è solo ignoranza e paura del diverso», conclude Doudou che però, dal canto suo, può dire di aver aperto le porte all'integrazione soltanto formalmente, almeno per questa sera.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica