La festa della Lombardia? Il giorno giusto è il 22 marzo

Il governatore ci ha provato. «Smettiamola di fare i bambini, ognuno con le sue proposte. Sceglieremo insieme una data e un vessillo in cui tutti possano riconoscersi». Ma dopo il via libera del consiglio regionale martedì a una festa e una bandiera regionale, l’appello di Roberto Formigoni cade nel vuoto. Sono partiti subito braccio di ferro e toto-data. Fanno asse Pd e Pdl. Dopo che La Lega ha strappato il Lombardia day (e in cambio ha cessato l’ostruzionismo in aula sui fondi per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia), alleati e opposizione non sono disposti a cedere sul 29 maggio proposto dai lumbard. Data della battaglia di Legnano, terra natia del Carroccio. Alleati e opposizione si sono già messi di traverso. E rilanciano con il 22 marzo, l’ultima delle Cinque giornate di Milano. «Per evitare polemiche è saggio seguire il metodo chiaro e serio scelto dall’aula - puntualizza Formigoni -, la storia della Lombardia è lunga, verrà nominato un collegio di storici e studiosi che ci dicano quali possano essere i simboli più utili per disegnare la bandiera e quale la data più significativa». Tiepida la reazione del sindaco Letizia Moratti, «noi festeggiamo i 150 anni dell’Unità d’Italia e le Cinque Giornate di Milano. Anche se personalmente lavorerò, come sempre». La celebrazione federalista non la entusiasma, la Lombardia è la nostra regione e noi la festeggiamo ogni giorno lavorando perchè sia sempre di più motore d’Italia e d’Europa». Non trova «scandaloso - invece - decidere di cambiare un simbolo se non è storico», vedi la Rosa Camuna che la Lega vorrebbe sostituire o modificare aggiungendo lo scudocrociato di San Giorgio.
La festa regionale non piace a tutti, ma fa discutere. Il vicepresidente Pd del consiglio regionale, Filippo Penati, propone come membro del comitato di esperti che dovrà riunirsi entro due settimane Piero Bassetti, primo presidente della Lombardia. E anticipa: «Sbaglia chi vuole far diventare di parte questi due simboli, e non per forza la festa dovrà essere un giorno non lavorativo». Il 29 maggio è «una proposta di parte, ideologica, figlia della propaganda leghista e noi non la accoglieremo» affonda il segretario Pd Maurizio Martina. Il centrosinistra rilancia con «il 22 marzo, l’ultima delle cinque giornate di Milano, data che ha grande significato per il nostro territorio». E ha il consenso bipartisan del Pdl. Anche per il deputato Ue e consigliere milanese Carlo Fidanza «è un’altra tappa fondamentale del sogno unitario, non esiste la Lombardia fuori dal contesto di un’Italia unita e libera». Per scherzo, da nerazzurro doc, confessa che non gli dispiacerebbe pure il 9 marzo, «nel 1908 è stato fondato l’Inter». La fine delle 5 Giornata è promossa anche dall’assessore Pdl Maurizio Cadeo, «non deve essere una festa strumentale - manda a dire ai leghisti -, in questo caso celebreremmo l’insurrezione e Milano “capitale“ della Lombardia nel guidare la ribellione di popolo». Di traverso alla festa regionale il capogruppo Pdl a Palazzo Marino, Giulio Gallera, «la proposta della Lega è anacronistica, ogni comune ha già una giornata per celebrare il patrono». «Cauto» anche l’assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory, che però rilancia due ipotesi. Il primo maggio «diventi una doppia festa, visto che la Lombardia è terra di lavoro e potremmo valorizzare questo aspetto». O il 5 maggio, «Alessandro Manzoni ha scritto l’ode mosso da un sentimento religioso, la conversione cristiana di Napoleone, e da lì è iniziato il percorso che lo ha portato a scrivere i Promessi Sposi». Per il vicepresidente del consiglio comunale Stefano Di Martino meglio il 4 Novembre, per onorare (anche) i lombardi che nel 1918 hanno completato con la fine della Prima Guerra Mondiale «il ciclo delle campagne nazionali per l'Unità d'Italia».
Dopo politica e cultura, anche il mondo della musica, impresa, moda, e anche la chiesa pensa a una data simbolo. Non ha dubbi Linus, direttore artistico di Radio Deejay. Per il Lombardia day «il 22 marzo, tutta la vita». Per il giorno il presidente della Camera di commercio, Carlo Sangalli, si rimette «al comitato di esperti, ma approvo la proposta di inserire Bassetti che è stato anche numero uno dei commercianti». Il consiglio è di evitare polemiche, «sia soprattutto una festa sobria e con l’obiettivo di unire». Non se ne sentiva la mancanza invece secondo lo stilista Elio Fiorucci, «una proposta assurda, inutile - non usa mezzi termini -. Si può festeggiare o decidere di non farlo i 150 anni dell’Unità d’Italia ma è fuori da ogni logica che ora ogni regione istituisca la propria giornata, confonderà anche i turisti».

E don Antonio Mazzi benedice infine il 7 dicembre, «mi è venuto subito in mente perchè Sant’Ambrogio è stato un uomo di tale spessore che potrebbe essere non solo il patrono di Milano ma dell’Italia». Si potrebbe cominciare dalla Lombardia.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica