Ultim'ora
Sci: Sofia Goggia trionfa nel supergigante di Beaver Creek
Ultim'ora
Sci: Sofia Goggia trionfa nel supergigante di Beaver Creek

Per il festival un cocktail che profuma di Sanremo

Il vento della protesta si alza a Genova. Come se vento non ce ne fosse già abbastanza. Ne sanno qualcosa gli utenti dei mezzi pubblici costretti anche nelle giornate di quasi-bora a lunghe attese alle fermate dei bus «riparati» dalle pensiline firmate Cemusa. Situazione duramente stigmatizzata da Massimiliano Lussana sul Giornale di mercoledì scorso. Ecco subito arrivare in redazione l’opinione dei lettori a rincarare la dose.
«Leggo con piacere - scrive Antonio Bovetti - la critica che fate alle pensiline Cemusa installate alle fermate degli autobus Amt di Genova. Tutte quelle piccole aperture sui tre lati formano una corrente interna, cioè si creano degli spifferi, insopportabili che si aggiungono alla temperatura rigida di questi giorni. Molte persone rimangono fuori della “casetta copertura” per prendere meno freddo! Un'altra deficienza di queste coperture sono i sedili: sono piccoli, pochi e stretti, se una persona ha dei glutei paffuti e abbondanti deve stare in bilico sul minuscolo e scivoloso seggiolino. C'è, però, sempre l'inventiva fantasiosa di noi italiani. In corso Europa persone che abitualmente usano l'autobus, si sono portati da casa la sedia, che lasciano nella pensilina. Io ne ho già viste molte a volte una o due, poi spariscono. Peccato che non sono riuscito a fotografarle e a poter documentare questa invenzione tutta genovese. Per ora credetemi sulla parola, prometto di portare con me la macchina fotografica per dimostrare questa notizia».
Punta il dito contro le pensiline Cemusa (o meglio contro chi le ha lasciate installare) Gian Luca Fois: «La questione delle pensiline Cemusa ce la ricordiamo bene. Una delle solite storie in salsa genovese. La vicenda fu affrontata all’epoca basandosi su criteri di estetica (?) e di funzionalità urbana senza tenere minimamente conto dell’esigenze del cittadino utente. Fin da subito, infatti, tutta la comunità genovese aveva rilevato (ed urlato) e segnalato con forza che nelle “nuove” strutture adibite alla sosta dei cittadini “in attesa” dei mezzi pubblici ci si bagnava in modo pazzesco e che, oltre il danno la beffa, non riparavano affatto dal vento. Quando piove l’abbinamento acqua più vento era ed è micidiale. La risposta dell’amministrazione fu scarsa è sempre condita dal politicamente corretto che contraddistingueva l’era del Sindaco Giuseppe Pericu. A Genova, oggi come ieri, ci sono due città, quella reale fatta dai cittadini utenti del “quotidiano questo conosciuto” e quella “corretta” dal politichese relativista fatta di affascinanti pensiline e di biciclette pubbliche inutili ma incredibilmente sostenibili. Così è se vi pare».
Infine una signora che, esplicitamente, si firma Mariflor la «mugugnona». Ecco il suo intervento: «Caro Direttore, alla fine il rospo è stato sputato! Quante e quante volte, sono stata tentata di tirar fuori io un altro “mugugno”, ma mi sono trattenuta a stento devo dire. Utilizzo mezzi pubblici in città, solo quelli. Le suggerirei di provare quella dannata pensilina che sta a piazza Dante, davanti al grattacielo dove c'è la Salus che ogni anziano conosce benissimo. Oppure quella di via Canevari (per mezzi diretti a Staglieno).

Ma davvero quelle lastre sollevate da terra, separate le une dalle altre da una spanna di “spiffero”, quel canale di apertura in alto, di fianco a destra e sinistra, parevano offrire riparo a Genova? Evviva, gli anziani e gli Amt-dipendenti di Genova le sono grati della attenzione che sempre dedica a questa tristissima città».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica