Roma - La decisione del Csm di dare il via libera al trasferimento per incompatibilità ambientale del Gip di Milano Clementina Forleo scatena l'irritazione del centrodestra, che recrimina sull'uso di "due pesi e due misure" rispetto ai pm di Mani Pulite. Riaprendo vecchie ferite sul fronte politico-giudiziario. Perché, chiede il vice-coordinatore di Fi Fabrizio Cicchitto, "provvedimenti simili non vennero presi anche nei confronti dei magistrati di Milano che colpivano personalità politiche della Dc, del Psi e dal '94 in poi Berlusconi?''. Secondo il deputato azzurro, infatti, "é giustà la decisione presa oggi dal Csm di trasferire il Gip, ma la cosa che non riesce a capire è come mai "un provvedimento simile non sia stato preso in situazioni molto più gravi di quelle delle quali é stata protagonista la Forleo". Cioé anche negli anni di Tangentopoli.
Manovano (An) Cani sciolti a cuccia..." Polemico è anche il giudizio del senatore di An Alfredo Mantovano, che riadatta per l'occasione il vecchio slogan: "Colpirne una per educarne 100". Osservando come sia questo in effetti "il messaggio che esce dalla prima commissione del Csm relativamente alla posizione" del Gip di Milano. Per l'ex sottosegretario all'Interno, il segnale è chiaro: "I cani sciolti vanno ricondotti a cuccia con le buone o con le cattive e, soprattutto, non si toccano quelli che una volta erano i compagni del Pci".
Di Pietro: "Inchieste oscurate" Antonio Di Pietro, invece, non entra nel merito della questione più di tanto, nonostante dichiari di avere il "legittimo sospetto che ci sia un'influenza della politica nell'accanimento verso magistrati scomodi", ma si limita a evidenziare come non si parli più delle inchieste "Unipol" e "Why not". Il prossimo a cadere nella 'rete' del Csm, infatti, osserva il leader dell'Idv, potrebbe essere Luigi De Magistris: il Pm che stava indagando sul ministro della Giustizia Clemente Mastella. Anche il vicepresidente del gruppo di An alla Camera Edmondo Cirielli nota come dell'inchiesta su Unipol non parli più nessuno. E in più sottolinea come, dopo aver trasferito il 'pool' della Gdf che stava facendo le indagini, ora si stia cercando di allontanare anche il Gip che chiese l'autorizzazione alla Giunta della Camera ad usare le intercettazioni di Massimo D'Alema, Piero Fassino e Salvatore Cicu (Fi) nel processo Unipol-Antonveneta. "Questa scelta - sottolinea Cirielli - non é certo un buon segnale per l'autonomia e l'indipendenza della magistratura che a parole questo governo voleva difendere". Il deputato del Pdci Elias Vacca, infine, critica sia il Csm, sia il Gip. Il provvedimento dell'organo di autogoverno dei magistrati, afferma, è decisamente "spropositato". Ma l'ordinanza della Forleo con la quale si chiedeva l'autorizzazione all'uso delle intercettazioni dei big diessini nel processo contro l'ex numero uno di Unipol Giovanni Consorte era "abnorme".
Il provvedimento di oggi, incalza il parlamentare che fu relatore per il 'caso D'Alemà in Giunta, dimostra dunque "che non è corretta l'equazione: 'politica-nemica dei magistrati', ma che si può arrivare a decisioni 'spropositate' anche per dinamiche tutte interne al mondo delle toghe.