Fiat, Borsa sempre «fredda»: meno 2,7%

Fiat, Borsa sempre «fredda»: meno 2,7%

da Roma

Il titolo Fiat continua a perdere quota. Ieri valeva 9,37 euro dopo l’ennesimo passo indietro (2,74%) registrato in una Piazza Affari sempre più fredda con il Lingotto. Infatti, non sono bastate le ennesime rassicurazioni arrivate direttamente dall’amministratore delegato Sergio Marchionne, chiamato ormai ogni giorno a confermare gli obiettivi per l’anno in corso e i due successivi.
A Roma per partecipare all’assemblea annuale dell’Anfia, l’associazione che rappresenta la filiera italiana dell’automotive guidata da Eugenio Razelli, Marchionne ha replicato allo scetticismo di alcuni analisti, ricordando come «la situazione finanziaria solida ci permette di coprire il fabbisogno; ecco, dunque, un’altra prova della nostra capacità di leadership: navigare, cioè, in acque agitate, mantenendo i target immutati». Il top manager ha comunque riconosciuto che il titolo Fiat risentirà, come del resto sta avvenendo, della crisi finanziaria internazionale. Una situazione che finirà per impattare anche sull’industria. Come difendersi dalla bufera? «Creando le condizioni per rispondere nel modo più veloce ed efficace ai venti del cambiamento». Intanto, per conoscere il nuovo piano strategico del Lingotto, quello che dal 2009 porterà al 2012, «bisognerà attendere i primi mesi del prossimo anno», ha detto Marchionne al Giornale. Sarà il terzo incontro tra l’ad e la comunità finanziaria (si dovrebbe tenere successivamente all’approvazione dei risultati del quarto trimestre) dopo quelli dell’autunno 2004, nel pieno della crisi del Lingotto e a pochi mesi dall’insediamento dei nuovi vertici del gruppo, e del novembre 2006, con la presentazione delle linee di rilancio e di uscita dal «tunnel».
Ma dal palcoscenico di Roma, Marchionne è partito all’attacco della politica Ue sulle emissioni di CO2 che, così come stanno le cose, penalizzerebbe paradossalmente i costruttori, in particolare la Fiat e quelli francesi, che inquinano meno. In pratica, per Bruxelles non vale la regola di «chi inquina di più deve pagare di più». L’ad del Lingotto, che ha parlato davanti al ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, e a Guido Sacconi (Pd-Pse), relatore all’Europarlamento, è andato giù pesante: «La regolamentazione sulle emissioni di CO2 - ha puntualizzato - si rivelerà un bluff che per l’ambiente produrrà un effetto ridicolo». Nelle slide presentate agli associati dell’Anfia, Marchionne ha fatto vedere come «la proposta europea, nell’attuale forma, avrà come effetto quello di ridurre le emissioni di CO2 dello 0,0015%, un “incredibile” beneficio che costerà alle imprese automobilistiche europee, nel complesso, 45 miliardi l’anno». «Per questo - ha aggiunto - il voto della scorsa settimana (la bocciatura di gran parte degli emendamenti promossi dall’industria del settore, ndr), mette seriamente in dubbio l’interesse dell’Ue per la sopravvivenza dell’industria dell’auto». Per la sola Fiat, che risulta la casa più virtuosa proprio per quanto riguarda le emissioni di anidride carbonica, senza variazioni la norma comporterebbe sanzioni annuali per centinaia di milioni. «Si penalizza il merito e si premia l’inefficienza - ha accusato Marchionne -; siamo confusi dalla totale mancanza del semplice buon senso». La requisitoria dell’ad del Lingotto è stata condivisa dal ministro Prestigiacomo e indirettamente dal premier Silvio Berlusconi, che in un messaggio di saluto all’assemblea dell’Anfia ha assicurato «che si farà interprete delle istanze del nostro Paese nel prossimo Consiglio europeo». «Insisteremo nel chiedere le modifiche al provvedimento sulla CO2 - ha spiegato la Prestigiacomo - perché chi più inquina più deve pagare. Solo con questa formula possono essere accettati sacrifici». Nel pomeriggio Marchionne è stato ricevuto a Palazzo Chigi dal sottosegretario alla Presidenza del consiglio, Gianni Letta.

Oltre a discutere sullo spinoso tema CO2, non è escluso che l’ad della Fiat abbia chiesto al governo una riformulazione degli incentivi per lo svecchiamento del parco automobilistico, magari sulla falsariga dello schema bonus-malus applicato in Francia, cioè con una fiscalità correlata ai livelli di emissioni.

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