Fiat fa gioco di squadra: Marchionne da Romani Elkann va dalle tute blu

Nel giorno del primo faccia a faccia tra Sergio Marchionne e il nuovo ministro allo Sviluppo economico, Paolo Romani (sul tavolo il tema «Fabbrica Italia» e gli investimenti in bilico di 20 miliardi da parte del gruppo Fiat), il presidente del Lingotto, John Elkann, incontra gli operai che lavorano sulle linee di Cassino. Ad accompagnare oggi, di buon’ora, Elkann nella visita, è Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione Ue nonché resposabile delle Attività produttive. A Cassino il gruppo Fiat produce la Bravo e l’Alfa Romeo Giulietta e, nelle strategia di collaborazione tecnica con Chrysler, per l’impianto si preannuncia un ruolo importante. Elkann, nel momento in cui stanno per partire le trattative sul contratto nei singoli stabilimenti del gruppo, testerà il polso delle tute blu di Cassino e ascolterà le loro richieste, con un testimone d’eccezione: l’eurocommissario Tajani.
Alla vigilia del vertice Romani-Marchionne, il presidente della Fiat ha incontrato il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, il sottosegretario alla Presidenza del consiglio, Gianni Letta, il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, e il governatore di Bankitalia, Mario Draghi. Si è trattato del periodico giro a livello istituzionale, ma la concomitanza dell’incontro tra Romani e Marchionne è significativa. Un modo per dare ancora più peso al faccia a faccia tra il ministro e l’amministratore delegato del gruppo, all’inizio della fase più calda delle trattative. Dagli accordi che saranno presi nei singoli stabilimenti dipenderà la fattibilità del progetto «Fabbrica Italia». A Romani, poi, Marchionne ribadirà i piani su Termini Imerese (chiusura alla fine del 2011), mentre il ministro informerà il top manager sui candidati a insediarsi nel polo siciliano: ai cinque nomi noti, se ne sono aggiunti due, uno dei quali - italiano - non è del settore auto. Il 30 novembre l’advisor Invitalia ufficializzerà le candidature.
È anche probabile che Romani chieda chiarimenti sul capitolo spin-off, la separazione dell’Auto da Iveco e Cnh, che sarà operativo da gennaio: tra le questioni centrali ci sono le voci sull’interesse di gruppi stranieri, come Daimler, per Fiat Industrial e le rassicurazioni che Marchionne ha ricevuto dagli Agnelli sul futuro impegno della famiglia.
Ieri, intanto, si è verificato un nuovo strappo sul fronte sindacale. La Fiom non ha firmato, al ministero del Lavoro, l’accordo sulla cassa integrazione in deroga per 4.812 dipendenti dello stabilimento di Pomigliano (circa 300 sono intanto usciti con la mobilità). Per Giorgio Airaudo, responsabile del settore Auto della Fiom, «il cambio di causale nella richiesta di cassa integrazione (da straordinaria per ristrutturazione a cig in deroga) e la creazione della Newco non garantiscono il futuro degli operai». «Il reddito dei lavoratori - ha invece rassicurato il ministro Maurizio Sacconi - continuerà a essere protetto». Tensione anche a Mirafiori dove i delegati di Fim, Uilm e Fismic chiedono che non ci siano più assemblee unitarie con la Fiom «perché sono diventate una corrida», ed è meglio il contatto diretto con i singoli lavoratori.

Il titolo Fiat, intanto, ieri non ha risentito del crollo delle vendite di auto a ottobre (-40%). Il rialzo del 2,87% è dovuto sia all’accordo su Pomigliano sia a un report positivo di Ubs («dopo lo scorporo, Fiat sorprenderà il mercato»). Ok le vendite Chrysler negli Usa: +37% a ottobre.

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