Andrà in scena lunedì, a risultati delle elezioni europee in Germania noti, una delle puntate più attese della soap opera Magna-Opel. Dal responso delle urne si capirà se la bagarre politica, scoppiata all’indomani del memorandum d’intesa tra Gm e Magna, può realmente cambiare le carte in tavola e far rientrare Fiat e i cinesi di Baic nelle partita. Se prevarrà lo schieramento socialdemocratico (Spd), di cui fa parte il vicecancelliere e ministro degli Esteri, Frank-Walter Steinmeier (con il sostegno dell’ex cancelliere Gerhard Schröder), la strada per Magna sarà in discesa. Al contrario, nel caso la componente democristiana (Cdu) ottenesse più consensi, la possibilità che Fiat e altri eventuali gruppi tornino in gioco sarebbe facilitata. Sulle posizioni del Lingotto ci sarebbe anche il ministro dell’Economia, il bavarese Karl-Theodor zu Guttenberg, del Csu (a lui si sarebbe rivolto il consulente di Fiat, Roland Berger, per confermare l’interesse italiano a riprendere il dialogo).
In mezzo si trova Angela Merkel la quale, sebbene del Cdu, non può dimenticare di essere stata sponsorizzata all’epoca del suo insediamento proprio da Schröder, ora socio in affari con il colosso russo Gazprom, e molto interessato che l’operazione Opel prendesse la via di Mosca.
Il destino della casa automobilistica tedesca è sempre legato a doppio filo con la politica. E la ragione per la quale il premier Vladimir Putin è sceso in campo in prima persona nella battaglia per Opel, è legata alla necessità per la Russia, dove le materie prime abbondano, di attingere tecnologie dall’azienda e dagli uomini di Rüsselsheim. Intanto, mentre la «cassaforte» Sberbank, che insieme a Magna assicurerà 500 milioni a Opel, ha già fatto sapere di sfilarsi al momento opportuno dall’operazione («per noi non è strategica»), il quotidiano Frankfurter Rundschau rileva come nel piano della cordata austro-russo-canadese siano previsti 11.600 esuberi su 50mila complessivi, almeno 1.600 in più rispetto alle indicazioni della scorsa settimana (i tagli previsti da Fiat erano meno di 10mila, 2mila dei quali in Germania). Sempre Magna avrebbe pianificato snellimenti e chiusure di fabbriche; alla fine dell’anno, inoltre, si aspetta che Opel e la collegata inglese Vauxhall, registrino perdite per 2,1 miliardi di dollari. In Italia la «telenovela» di Berlino viene seguita con attenzione dal governo.
E se per Claudio Scajola «la partita su Opel resta aperta», Giulio Tremonti (Economia) tocca il tema del protezionismo: «I tedeschi hanno appena fatto il prestito ponte, una roba che con noi fino a pochi mesi fa era considerata vietata. È cambiato tutto. Ti dicono che sono contro il protezionismo, ma un prestito ponte cos’è?», si è chiesto, ribadendo di non essere «contro gli aiuti di Stato».
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