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Fiat, i piani di Marchionne per Melfi e Cassino

Sevel Val di Sangro, Melfi, Cassino e, quindi, gli altri impianti del gruppo Fiat che producono motori: Torino, Pratola Serra (Avellino) e Termoli (Campobasso). Sarà progressivo e in funzione delle caratteristiche delle singole fabbriche, ma non per questo realizzato con tempi biblici, l’allargamento del contratto di lavoro approvato dai referendum di Pomigliano d’Arco e Mirafiori. In parallelo al percorso che porterà alla definizione di «Fabbrica Italia» viaggia il piano di produzione e vendita dei nuovi modelli targati Fiat, Abarth, Lancia, Alfa Romeo e Fiat Professional, oltre a quelli targati Jeep. C’è un punto di domanda, sul quale Sergio Marchionne è chiamato a fare chiarezza: il destino in chiave Maserati dell’impianto industriale rilevato da Bertone. Avrà infatti origine americane il Suv del Tridente che nascerà nella stessa fabbrica Chrysler, alla periferia di Detroit, che produce il nuovo Grand Cherokee.
In attesa di notizie e tempi più precisi su Bertone e Modena (la produzione torinese sarà inizialmente riservata alla berlina «sotto» la Quattroporte, mentre in Emilia continueranno a essere realizzate l’attuale Quattroporte e le GranTurismo), vediamo quali sono i problemi che Fiat e sindacati sovranno affrontare nelle nuove tappe di «Fabbrica Italia». Partiamo da Sevel Val di Sangro, nel territorio di Chieti. Qui il gruppo produce il veicolo commerciale Ducato, insieme ai modelli «gemelli» targati Peugeot e Citroën. La fabbrica dà lavoro a oltre 6.200 persone e, visto l’andamento positivo del mercato (+6,2% le vendite in Italia nel 2010 e le prospettive positive per l’anno in corso), l’aspetto sul quale le parti si confronteranno riguarderà l’attesa richiesta di ore straordinarie. Roberto Di Maulo (Fismic) mette fin da ora le mani avanti: «La settimana non può essere portata da 40 a 48 ore perché, in tal caso, non essendoci assunzioni, a rimetterci sarebbero i giovani». L’ipotesi delle 48 ore piacerebbe invece alla Fiom, contraria ai 18 turni che invece vedono il Lingotto favorevole. «I 18 turni - aggiunge Di Maulo - potrebbero entrare nella trattativa per ottenere nuovi ingressi: penso al recupero dei 1.000 interinali che hanno pagato la precedente crisi».
Lo schema di incontri che i sindacati immaginano vedrebbe, subito dopo Sevel, Melfi, la prima fabbrica integrata della Fiat dove ora è prodotta la Punto Evo. In Lucania sono più di 5.200 gli occupati. La linea della Punto Evo satura 15 turni e per arrivare a 18 occorre un altro modello che potrebbe essere l’Alfa MiTo a 5 porte, attesa nel 2013. I sindacati prevedono per Melfi un investimenti tra 500 e 1.000 milioni di euro. Anche Cassino (Frosinone) presupporrebbe, visti i piani di Marchionne, più occupati. «L’attuale organico (quasi 4.000 lavoratori) è sottodimensionato - osserva Giovanni Centrella (Ugl) - e all’appello mancano 500-600 persone». Oggi, intanto, il Lingotto diffonderà le prime foto del crossover Fiat Freemont, su base Dodge Journey, proveniente dagli Stati Uniti. Insieme alla Panda, attesa a fine anno, è la novità Fiat del 2011. Il marchio Lancia avrà invece la nuova Thema (Chrysler 300C), la Y (dalla Polonia) e il Grand Voyager, sempre su base Chrysler. Due i lanci per Fiat Professional: Panda Van e Doblò Dropside. Il 2012 sarà l’anno dei nuovi monovolume Fiat a 5 e 7 posti e del monovolume compatto costruito in Serbia (quello «scippato» a Mirafiori), oltre al restyling della 500 e al via libera a una compatta «low cost», prodotta sempre nell’ex Jugoslavia. Alfa Romeo proporrà, insieme al Suv di Mirafiori, la Giulia e la nuova MiTo; e Fiat Professional il Fiorino. Lancia, invece, ritroverà la berlina Flavia (base Chrysler 200). L’anno più importante sarà comunque il 2013 quando sono previste, tra le altre vetture, la city-car Fiat e la nuova Punto, insieme all’Alfa MiTo a 5 porte, alla Spider del Biscione e a un crossover Lancia. Il Lingotto ha dunque un piano prodotti preciso, per il quale deve però fare chiarezza sulle destinazioni produttive e gli investimenti previsti. Vero è che è necessario pigiare sull’acceleratore per evitare ritardi che potrebbero costare molto caro.
Oggi, intanto, azienda, sindacati e Federmeccanica riprenderanno il tavolo su Mirafiori. All’ordine del giono ci sono gli orari e la flessibilità.

La presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ha invece precisato, rispondendo alle polemiche sindacali degli ultimi giorni, che «tra qualche anno il contratto nazionale ci sarà ancora; l’accordo di Fiat Mirafiori non segna il suo tramonto».

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