Economia

Fiat, Marchionne conferma: due anni per uscire dalla crisi

Nuovo piano industriale entro due settimane. Nel 2006 previsto un utile di 700 milioni

Pierluigi Bonora

nostro inviato a Torino

Nuovi accordi, il piano industriale, il futuro delle partecipazioni azionarie, le strategie del gruppo, gli obiettivi finanziari e il punto sullo stato di salute della Fiat: è su questi argomenti che gli azionisti presenti all’annuale assemblea, slittata di un mese e mezzo per consentire l’allargamento del consiglio di amministrazione a nuovi membri indipendenti, hanno chiesto precisazioni e conferme al presidente Luca di Montezemolo e a Sergio Marchionne. Dai vertici del Lingotto non sono arrivati annunci clamorosi, ma una serie di risposte che, ancora una volta, pongono il 2007 come l’anno dell’uscita definitiva di Fiat Auto dalla crisi. E per il raggiungimento di questo traguardo il capitolo alleanze è di fondamentale importanza.
«Entro il 2005 - ha precisato l’amministratore delegato del Lingotto - le discussioni avviate con numerosi partner dovranno dare i risultati. Per Fiat Auto puntiamo ad accordi mirati e non più totali, come accaduto con Gm. Siamo aperti a collaborazioni per sviluppare le nostre gamme di prodotto anche in altri Paesi».
Il segnale che Montezemolo e Marchionne hanno voluto dare è di un’azienda che, dopo un affannoso recupero, è consapevole di giocarsi tra il 2005 e il 2006 la propria sopravvivenza. In questo senso il piano industriale che Marchionne presenterà ai sindacati nelle prossime due settimane ruoterà su punti ben definiti: nuova gamma prodotti e relative allocazioni, taglio dei costi, più flessibilità e razionalizzazione degli impianti in base alla reale domanda del mercato. Inutile dire che l’attenzione è concentrata soprattutto sui due anelli deboli della catena produttiva, cioè Mirafiori e Termini Imerese. Il futuro di questi due siti è legato all’impatto che i nuovi modelli avranno con il pubblico. A proposito di costi, l’ad della Fiat ha ricordato che gli investimenti in ricerca e sviluppo genereranno risparmi per 200 milioni. Le altre economie arriveranno dai tagli dei costi del personale (180 milioni).
Per la Punto, pronta in autunno, si prevedono vendite intorno alle 340-360mila unità e la nuova Stilo, che sarà progettata da Magna Steyr, entrerà in produzione alla fine del 2006: l’appuntamento nelle concessionarie subito dopo.
Ma Marchionne ha voluto dare un altro segnale agli azionisti: il Lingotto ha i mezzi finanziari per completare il rilancio, «senza l’intervento dello Stato» e neppure attraverso nuovi sacrifici, come l’abbandono delle partecipazioni in Rcs (10,2%) e Mediobanca (1,8%). «Sono partecipazioni strategiche e pertanto non cedibili», ha tagliato corto l’ad.
All’assemblea, che si aperta con un ricordo di Umberto Agnelli, sono stati confermati gli obiettivi: alla fine dell’anno il gruppo tornerà a un risultato netto positivo superiore a 700 milioni, con un cash-flow industriale di circa 2 miliardi. Per Fiat Auto l’attesa è di una riduzione della perdita dagli 820 milioni del 2004 ai 320 milioni di quest’anno, con la volontà di arrivare, nel 2007, a un margine operativo tra il 2 e il 4% del fatturato. Nel 2005 Cnh dovrebbe realizzare un margine operativo pari al 6-6,5% dei ricavi, percentuale destinata a crescere fino al 10% nel 2007.

Per Iveco l’esercizio corrente è visto con un margine superiore al 4% e con una prospettiva di crescita entro i prossimi due anni fino al 7,5 per cento.

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