Torino - Prima le voci, poi smentite, su un aumento di capitale, quindi la presa d’atto che non saranno erogati dividendi ai titolari di azioni ordinarie e che il debito, alla fine del 2008, risulta superiore alle previsioni: 5,9 miliardi. La presentazione da parte dei vertici di Fiat Group di un 2008 che l’amministratore delegato Sergio Marchionne ha definito «di soddisfazione», grazie al raggiungimento del più alto risultato della gestione ordinaria (3,362 miliardi), nonostante la congiuntura pesante nel quarto trimestre, è stata praticamente ignorata dalla Borsa. Il titolo Fiat è infatti precipitato, dopo diverse sospensioni al ribasso, di oltre il 14% a 3,78 euro, a livelli ancora più bassi rispetto ai 4,5 euro toccati alla vigilia della soluzione del nodo convertendo. Ma la giornata nera del Lingotto è continuata in seguito all’intervento di S&P che, come Moody’s, ha posto i giudizi sulla qualità del credito di Fiat sotto osservazione con implicazioni negative.
«Non ci sono dividendi, non perché non siamo in grado di pagarli - ha spiegato Marchionne al termine del cda presieduto da Luca di Montezemolo - ma in quanto preferiamo utilizzare quei fondi per rafforzare la struttura patrimoniale e preservare la liquidità del gruppo che rimane comunque forte: 3,9 miliardi alla fine del 2008».
E dopo aver archiviato un 2008 con ricavi (59,4 miliardi) in crescita dell’1,5%, ma un utile netto in ribasso del 16,2% a 1,7 miliardi, nel guardare al 2009 Marchionne non ha avuto problemi a descrivere l’anno come «il più difficile di sempre, il peggiore per la storia della Fiat in termini di condizioni di mercato». Il Lingotto, in proposito, prevede una riduzione del 20% circa della domanda globale dei suoi prodotti, oneri di ristrutturazione pari a circa 300 milioni di euro e un cash flow industriale netto del gruppo superiore a un miliardo.
Nell’Auto il Lingotto ha registrato, lo scorso anno, ricavi in linea per 26,9 miliardi (più 0,5%), ma in termini di volumi emerge una contrazione del 3,6%, furgoni inclusi. Il risultato della gestione ordinaria è sceso a 691 milioni da 803 milioni del 2007. E il trend più recente è in forte peggioramento. Nel solo quarto trimestre, i ricavi della divisione di Mirafiori sono infatti scesi del 21% a 5,7 miliardi per effetto della forte contrazione dei volumi e il risultato della gestione ordinaria è crollato a 65 milioni dai 233 dello stesso periodo 2007.
Le prospettive indicate per il 2009 sono di un calo nella domanda di veicoli dell’11%, in Europa occidentale, e del 10% in Italia, dove Fiat conta di attestarsi su una quota di mercato del 33%. In forte crescita (più 15,2%) la Ferrari che realizza ricavi per 1,921 miliardi con un margine del 17,6% («è più alto di quello di Porsche», ha sottolineato Marchionne). Positiva anche Maserati (margine dell’8,7%) che secondo i vertici del gruppo «inizia a diventare un marchio in grado di sostenersi».
Anche il comparto agricolo e costruzioni (Cnh) ha registrato, nel 2008, il più alto risultato della gestione ordinaria (1,122 miliardi) con un aumento dei ricavi del 7,4% a 12,7 miliardi (buone le prospettive 2009 per i trattori, nubi invece sul settore costruzioni). Iveco (una sorpresa l’exploit registrato dai mezzi pesanti rispetto ai furgoni) sconta un fatturato in calo del 3,8% a 10,768 miliardi, mentre l’utile della gestione è salito a 838 milioni dagli 813 del precedente. Il margine sul fatturato tocca il 7,8% dal 7,3% del 2007.
Il concetto ribadito ieri a Torino da Marchionne è che si navigherà a vista con la certezza «di un primo trimestre molto difficile». Convinzione dell’ad è che l’anno si chiuderà con un indebitamento industriale netto inferiore a 5 miliardi di euro.
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