Fiat, oggi tute blu in sciopero Incertezza sul rinnovo dei bonus

Cresce la tensione attorno alla Fiat alla vigilia dello sciopero di tutti i lavoratori del gruppo proclamato per oggi: 4 ore di stop ogni turno negli stabilimenti e presidi davanti ai cancelli (all’ingresso della Regione Lombardia, a Milano, si ritroveranno i lavoratori dell’Alfa di Arese). La protesta dei sindacati metalmeccanici contro la decisione del Lingotto di cessare, alla fine del 2011, la produzione in Sicilia, ha trovato nel centro sociale di estrema destra Casapound un «alleato» scomodo dal quale la Fiom ha subito preso le distanze. Con un blitz notturno e coordinato a livello nazionale, alcuni affiliati hanno sigillato simbolicamente con un nastro bianco e rosso gli ingressi di un centinaio di concessionarie Fiat. Accanto, volantini e striscioni contenenti invettive indirizzate al Lingotto: «Fiat odia l’Italia, prima fallisce meglio è», riferendosi alle produzioni in impianti fuori confine. O ancora: «Salviamo i lavoratori e la produzione italiana, non la dirigenza Fiat, incapaci avventurieri che amano il profitto e non l’Italia».
Oggi, intanto, le tute blu del gruppo, dalla Sicilia a Torino, incroceranno le braccia per dire no alla chiusura di Termini Imerese e al piano dell’azienda sugli stabilimenti automobilistici. Si fermeranno anche gli stabilimenti Ferrari e Maserati, mentre i lavoratori di Pomigliano, in cassa integrazione, protesteranno davanti alla prefettura di Napoli.
«Con questo sciopero - ha spiegato il segretario generale della Fiom, Gianni Rinaldini, che oggi sarà a Termini Imerese - i lavoratori ribadiranno la loro contrarietà non solo alla chiusura dello stabilimento, ma anche alla scelta della Fiat di ridurre la presenza nel nostro Paese».
«Scioperiamo contro l’abbandono e il tradimento degli stabilimenti del Centro-Sud - l’accusa di Giovanni Centrella, segretario nazionale dell’Ugl - da parte dell’azienda che sta dimostrando ogni giorno di più totale indifferenza nei confronti dei propri lavoratori».
Venerdì, intanto, riprenderà il confronto sul futuro della fabbrica siciliana al ministero dello Sviluppo economico, dove sono al vaglio le proposte per dare continuità produttiva e occupazionale al sito. «Il tavolo - ha sottolineato il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi - è assolutamente aperto alla ricerca delle migliori situazioni che da un lato conservino l’occupazione, non solo diretta ma anche indotta, salvaguardando se possibile l’antica cultura industriale dell’auto».
Dall’esito del tavolo romano sembra dipendere anche il rinnovo degli incentivi per l’anno in corso. Il dossier è nelle mani del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, e del titolare dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, che dovrebbero incontrarsi tra oggi e domani per fare il punto in vista del Consiglio dei ministri, ma soprattutto alla luce del nuovo round con il Lingotto su Termini Imerese. L’ok al pacchetto di misure potrebbe così arrivare a metà mese, dopo il vertice Ue dei ministri dell’Industria che si chiuderà il 9 febbraio. Nel caso in cui però il governo decidesse di chiudere i rubinetti e non prevedere alcuna forma di rottamazione per l’industria automobilistica, il rischio, osservano i protagonisti del settore, è di pesanti ricadute sul mercato.


Intanto, all’attacco portato ieri da Casapound alle concessionarie Fiat, ha replicato il presidente della Federaicpa, Filippo Pavan Bernacchi: «Siamo alla pazzia - ha commentato il rappresentate dei dealer che operano in Italia - per le questioni Termini Imerese e Pomigliano ho letto dichiarazioni, rilasciate da politici, sindacalisti e altri, semplicemente fuori luogo. Boicottare la Fiat significa mettere sul lastrico decine di migliaia di lavoratori».

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