da Milano
Vola a Piazza Affari il titolo Fiat (più 4,35% a 15,64 euro, ai nuovi massimi) dopo l’ultimo di una serie di dossier che, in questo inizio d’anno, le banche d’affari hanno dedicato all’uscita del Lingotto dalla crisi. Ieri è stata la volta di Ubs che, oltre a ritoccare il prezzo obiettivo a 20 euro, ha elevato anche la raccomandazione sul titolo da «neutral» a «buy». La stima è che Fiat valga 15 euro per azione, con altri 5 euro per ciascun titolo da attribuirsi alla sola Auto. Tanto è bastato per far muovere in Borsa 60,6 milioni di pezzi, pari al 5,55% del capitale torinese, in attesa dei dati sul quarto trimestre e l’intero 2006 che il consiglio di amministrazione della Fiat approverà giovedì prossimo.
Nel suo report intitolato «Meglio tardi che mai» Ubs lega il suo giudizio anche alla possibilità che Marchionne opti per lo scorporo della divisione Auto dal resto del gruppo. La banca d’affari ricorda, al riguardo, come lo stesso ad, in una conference call della scorsa estate, aveva osservato che «per la fine del 2007 se Fiat Auto raggiungesse i propri obiettivi, potrebbe essere tecnicamente possibile deconsolidare l’Auto». Per Ubs, inoltre, tra le società europee del settore sarà proprio il gruppo di Torino ad avere le maggiori possibilità di registrare quest’anno una crescita tanto nei volumi, quanto negli utili.
Anche Société Générale ieri si è espressa sul Lingotto: stessa raccomandazione di Ubs («buy») e prezzo obiettivo a 16,50 euro. Per Sg, inoltre, il titolo Fiat ha superato quello della Volkswagen, il primo gruppo automobilistico europeo, nella lista dei preferiti. Nei giorni scorsi sulla Fiat si erano pronunciate anche Caboto e Banca Imi, con i rispettivi «target price» a 17,80 e 16,10 euro.
Dei giudizi positivi di Ubs ne hanno tratto vantaggio anche le holding a monte del gruppo guidato da Sergio Marchionne, con Ifi in rialzo del 3,52% (24,13 euro) e Ifil del 5,54% (6,68 euro). A questo bisogna aggiungere la volontà della Fiat di presentarsi tra quest’anno e il 2010 sul mercato obbligazionario secondo un piano che prevede emissioni tra i 500 milioni e 1,5 miliardi di euro. E questo in attesa che, magari in occasione della presentazione dei conti dell’ultimo quadrimestre, le agenzie di rating rivedano al rialzo il giudizio sul debito. Più volte, in questi giorni, l’ad Marchionne, che giovedì prossimo discuterà in consiglio anche l’erogazione del dividendo dopo 5 anni, ha sottolineato di confidare in un ritorno all’«investment grade».
Sempre ieri, poi, secondo le stime medie di un consensus di 16 analisti raccolte dalla Fiat, il gruppo di Torino avrebbe chiuso brillantemente il 2006: l’utile operativo si attesterebbe a 1,9 miliardi e l’utile netto a 980 milioni (rispetto ad attese del gruppo pari a 1,85 miliardi per il «trading profit» e 800 milioni per l’utile netto escluse le voci straordinarie). L’indebitamento industriale netto sarebbe invece pari a 2,15 miliardi rispetto ai 2 miliardi del 2005. Per la divisione Auto le stime sono di un utile operativo di 280 milioni, che sale a 740 milioni per Cnh (macchine agricole e da costruzioni) e a 540 milioni per Iveco.
Per il quarto trimestre le stime medie del consensus sono pari a 490 milioni per l’utile operativo a livello di gruppo e a 285 milioni per l’utile netto, mentre per l’Auto si collocano a un utile operativo pari a 80 milioni.
Tra i parametri di valutazione che le agenzie di rating utilizzeranno per il ritorno all’«investment grade» sulla Fiat, c’è anche l’impatto che la nuova Bravo avrà sul mercato automobilistico europeo, Italia esclusa.
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