nostro inviato a Torino
Tutto in un giorno: lesordio da presidente di John Elkann («sarò il presidente di tutti gli azionisti e mi guideranno i principi che condivido con Sergio Marchionne: il senso di responsabilità, il merito e la volontà di affrontare il cambiamento»); la fine del tormentone scorporo, con lannuncio che lo spin-off sarà portato a termine entro lanno; il lancio del progetto «Fabbrica Italia» che si prefigge di investire entro il 2014 negli impianti del Paese 26 miliardi, a cui se ne aggiungono 4 per la ricerca, sempre che i sindacati non mettano i bastoni tra le ruote. E poi il piano modelli, frutto del rafforzamento delle sinergie e della condivisione delle piattaforme con Chrysler: 34 nuovi prodotti nellauto, per complessive 6 milioni di unità sfornate tra Torino e gli alleati di Detroit a fine piano, 2 milioni delle quali nel Paesi «Bric». Dallunione tra Fiat e Chrysler, inoltre, sono attesi ricavi pari a 93 miliardi di euro al 2014. È durata quasi otto ore la maratona di Sergio Marchionne affiancato dal suo team, che davanti ai membri della famiglia Agnelli e alla comunità finanziaria, riuniti al Lingotto, ha esposto il piano di sviluppo del gruppo Fiat per i prossimi cinque anni.
Il gruppo non prevede alcun aumento di capitale ma, come era da attendersi, ci sono state alcune sorprese, a partire dalloperazione scorporo: oltre a non contemplare diluizioni della famiglia Agnelli, vede la nascita di Fiat Industrial, società al cui interno troveranno posto Iveco, Cnh e Fiat Powertrain Technologies, ma solo per la parte che riguarda la fornitura di cambi e motori per camion, trattori e macchine da cantiere. Immutati saranno, in questo caso, i vertici: Marchionne manterrà la presidenza e le tre società avranno gli attuali amministratori delegati: rispettivamente Paolo Monferino, Harold Boyanovsky e Alfredo Altavilla.
Tutte le altre attività del Lingotto, ovvero lAuto (Ferrari inclusa), Magneti Marelli, Comau, Teksid, Itedi (La Stampa) e la partecipazione nel Corriere della sera resteranno in Fiat Spa. Presidente sarà Elkann e amministratore delegato Marchionne. «A questo punto - ha spiegato il nuovo numero uno del gruppo, indossando labito di azionista - la holding Exor avrà la possibilità di avere le stesse azioni in Fiat Spa e in Fiat Industrial, senza farsi diluire». Resterà così immutata la presa della famiglia Agnelli su Fiat, mentre è «ancora presto per dire se lo scorporo creerà valore».
Marchionne ha quindi illustrato le ragioni che hanno portato allo spin-off: «Grazie allo scorporo - ha osservato - i due gruppi che risulteranno, Fiat e Fiat Industrial, avranno la libertà di perseguire le migliori scelte strategiche, incluse potenziali alleanze. Potranno così dimostrare pienamente il valore che diversamente potrebbe essere parzialmente soffocato». In particolare, per Fiat «il business delle automobili sarà messo sullo stesso livello con i suoi competitor, acquisendo la necessaria flessibilità per perseguire ulteriori opportunità di crescita. A Fiat Industrial, invece, sarà dato il diritto e la possibilità di meritare un ruolo come competitor globale nel business delle macchine industriali». In definitiva, «lo scorporo rappresenta il mezzo per garantire un porto sicuro a medio-lungo termine in un ambiente competitivo».
«Calcolando la chiusura in Borsa di ieri (+1,7%) a 10,6 euro per azione e nellipotesi di scorporo - ha commentato uno degli analisti presenti - Fiat Spa varrà ad esempio 8,1 euro e Fiat Industrial 2,5 euro». Si tratta, precisa, «di prezzi ipotetici e senza pretesa di dare nessun tipo di indicazione reale». Secondo lo stesso analista «sono state mantenute le 3 classi di azioni, ordinarie, risparmio e privilegio, per evitare al gruppo di lanciare Opa sulle azioni da eliminare». In questo modo viene replicato «lo schema che ha portato allaccorpamento di Ifi e Ifil in Exor, che ha mantenuto le classi di azioni preesistenti».
Su Chrysler, Marchionne ha confermato la necessità che il gruppo Usa debba «tornare a essere quotato in Borsa», aggiungendo che le decisioni «verranno prese alla velocità della luce», e spettano comunque al cda di Auburn Hills. Di fusioni tra Fiat e Chrysler, infine, non se parla. Almeno fino al 2014.
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