Fiat, trimestre record ma Piazza Affari punisce il titolo (-3,9%)

Nuova 500: già 57mila ordini Marchionne: «A settembre possibile revisione dei target»

nostro inviato a Torino

«La Fiat va molto bene»: è perentorio il presidente del Lingotto, Luca di Montezemolo, nel giorno della presentazione dei dati del secondo trimestre.
Ma nonostante i risultati da record illustrati ieri dall’amministratore delegato Sergio Marchionne («i più alti in 108 anni di storia del gruppo come trading profit: più 44% a 946 milioni», mentre l’utile netto ha fatto un balzo del 90% a 627 milioni e l’indebitamento è sceso a 873 milioni), il titolo è stato oggetto di vendite a Piazza Affari. La perdita è stata pesante (3,89% a 22,5 euro) e ha trascinato verso il basso anche le azioni della galassia Agnelli (meno 2,79% Ifil e meno 3,98% Ifi). «Il mercato - afferma un analista - probabilmente si attendeva una revisione al rialzo delle stime». In proposito Marchionne, nel confermare nella parte alta dei range indicati gli obiettivi già annunciati (utile netto tra 1,6 e 1,8 miliardi e utile di gestione di circa 2,7 miliardi), non ha escluso la possibilità di rivisitare questi target alla fine del terzo trimestre. E poi, ricorda un operatore, c’è anche il fatto che «quando il mercato imbocca la strada del ribasso, gli investitori vendono soprattutto le azioni che hanno corso di più, con l’obiettivo di portare a casa plusvalenze». Ma a penalizzare il titolo Fiat potrebbe essere stata anche la convinzione che, dopo un lungo galoppo (più 111,18% da un anno a questa parte), il picco sia stato ormai raggiunto e si vada verso una stabilizzazione delle quotazioni. Tornando ai dati di bilancio, i ricavi nel trimestre ammontano a 15,2 miliardi (più 12%). Soddisfazione è stata espressa da Marchionne, oltre che per la performance dell’Auto (più 12,2% le vendite, 6,8 miliardi di fatturato e un trading profit di 193 milioni, più che doppio rispetto a un anno fa), per i risultati ottenuti da Iveco e Cnh, quest’ultima con zero debiti.
La società produttrice di camion, che entro i prossimi 6-9 mesi sbarcherà negli Stati Uniti, ha invece registrato il più alto livello di unità vendute. «Storico» è stato anche definito da Marchionne il trimestre di Maserati: «La casa modenese - ha osservato - è in attivo (un milione di euro, ndr) per la prima volta da quando la proprietà è della Fiat». A fine trimestre, inoltre, l’indebitamento netto industriale del Lingotto si è attestato a 873 milioni, con un calo di 404 milioni nonostante la distribuzione di cedole e l’acquisto di azioni proprie. A fine anno il debito è così previsto a circa 600 milioni di euro.
Marchionne, parlando con gli analisti, ha di fatto confermato che dopo l’estate, in Polonia, la produzione della 500 (57mila gli ordini raccolti finora) sarà portata da 120mila a 140mila unità. «Niente di eccezionale ma in linea con le stime», è invece il comportamento della Bravo (55mila ordini e 42mila vendite) «bersagliata dai concorrenti in Francia», ha spiegato l’ad. Due le preoccupazioni: la situazione di stallo in Cina e il momento difficile attraversato dall’Alfa Romeo («non sono contento dei ritmi»).

A rendere pesante il clima attorno al Biscione è anche il rapporto poco idilliaco con la fabbrica di Pomigliano. «Solo un rumore» sono state poi definite le voci su un interessamento di Torino per la svedese Volvo. Infine, il cda di ieri ha cooptato René Carron (Crédit Agricole) che subentra al dimissionario Josef Lamberti.

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