Sì, no, sì. No. Dopo giorni di pensamenti (e serrate trattative a caccia del miglior offerente), i radicali hanno deciso: la pattuglia di sei radicali in Parlamento non voterà la fiducia al governo. Questa almeno era la certezza di ieri, chissà se passibile di cambiamento già domani. Al leader del Pd Pier Luigi Bersani che lo ha incontrato ieri, Marco Pannella, che nei giorni scorsi aveva annunciato di voler decidere «all’ultimo minuto», non avrebbe dato rassicurazioni, evitando di scoprire le carte. Ma Rita Bernardini ha rilanciato: «Non escludiamo di presentare noi una sfiducia, sempre che riusciamo a raccogliere 63 firme» necessarie a depositare la richiesta in aula. «I radicali stanno tentando di dire che se Berlusconi va a casa non si risolvono i problemi del Paese» spiega la parlamentare che punta l’indice contro i rigurgiti di un «sessantennio di partitocrazia». Il fatto è che «tutti pensano al 14, ma nessuno dice cosa accadrà il 15» sostiene la Bernardini. Un inizio di chiarimento è arrivato dal faccia a faccia con Bersani.
Al centro del colloquio, assicurano i due, nessun accenno al voto del 14 dicembre - che verrebbe dato per scontato - ma temi cari ai radicali, a partire dalle carceri, con un occhio più che attento alla legge elettorale. «È andata bene» sintetizza Pannella. E Bersani garantisce un seguito al confronto «per vedere come si può migliorare lo stato dei rapporti».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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