«La Fiera è una portaerei, da qui decolla l’economia»

Inutile sottolineare l’accorata preoccupazione per le sorti delle nostre imprese di Michele Perini, il 58enne milanese Presidente di Fiera Milano dal 27 ottobre 2003. Titolare e Presidente della Sagsa Spa, Perini ha molti altri incarichi. È Presidente onorario del Museo della Scienza e della Tecnica, di Museimpresa, di Merchant Bank Pentar, di Material Connexion, membro del Consiglio direttivo e della Giunta di Confindustria, di Telefono Azzurro ecc.
Fiera Milano oggi su quali scenari opera?
«È la Fiera che ha il maggior numero di metri quadri venduti in tutto il mondo, anche in un periodo di crisi come questo. In tempi di crisi le aziende espositrici, pur di esserci, hanno scelto di ridurre i loro spazi. E noi le abbiamo sostenute con interventi di marketing, di comunicazione. Le abbiamo aiutate a rimanere in Fiera. È l’attaccamento ai nostri clienti che ci porta a queste operazioni. Del resto se ragionassimo solo sulle trimestrali non avremmo una politica industriale a medio termine ma solo una politica di cassa. E non è questa l’intenzione di Fiera Milano».
A quali eventi più importanti parteciperà all'estero Fiera Milano?
«Siamo promotori, insieme a Deutsche Messe, la fiera di Hannover, di 14 manifestazioni in Cina, curate da una società in joint venture, per la quale lavorano una settantina di persone. Abbiamo anche una joint venture in India, dove stiamo concentrando alcune mostre professionali sull’area di Bombay. Inoltre il CdA ha già deliberato la costituzione di una società, sempre con Hannover, a cui farà capo lo sviluppo sui mercati russo e brasiliano».
Oggi quale valore ha raggiunto Fiera Milano nei confronti dell’Europa e del resto del mondo?
«Paragono la nostra Fiera ad una grande portaerei. È il luogo dove le imprese atterrano e decollano portando nel bagaglio la loro esperienza professionale e non solo i loro prodotti: non siamo più semplicemente una vetrina. Siamo un sistema di marketing complesso che permette alle imprese di presentarsi, di confrontarsi, di incontrare buyer, di trovare soluzioni sui mercati internazionali».
Cosa chiedono le imprese?
«Ci chiedono di essere accompagnate, di portare i migliori buyer, di far vedere che il prodotto italiano vive perché ha una Fiera importante. La moda senza il tessuto, senza l’accessorio non esiste come non esiste il mobile senza il legno e il metallo. Dobbiamo tenere vivo il valore delle filiere dei vari settori perché è l'unico modo per promuovere l’innovazione delle imprese. E quindi fare fiere non di prodotto, ma di “soluzioni”. Anche per questo abbiamo raggruppato tutte le nostre società che organizzano mostre, per aver un indirizzo preciso e un controllo su questo tipo di sviluppo».
Un’impresa difficile?
«Di certo non facile. È una rivoluzione in atto. Un tempo le fiere si facevano con i geometri che tracciavano gli spazi per assegnare gli stand. Ora servono uomini di marketing che parlino almeno due lingue straniere».
È vero che le fiere stanno arginando la recessione con flessioni nel 2010 molto minori del calo della produzione industriale? E che gli stranieri hanno aumentato la loro presenza?
«Sì, è vero. Del resto le fiere b2b sono strumento insostituibile di promozione e business, soprattutto per le piccole imprese. All’inizio del terzo millennio qualcuno pensò che la fiera non fosse più un elemento strategico di comunicazione e internazionalizzazione. Ma così non è. Allora si liberalizzò il processo di ampliamento dei quartieri fieristici, in Italia sovente finanziati da soldi pubblici, i quali poi vanno a coprire i disavanzi. Noi siamo un’azienda quotata e non possiamo permettercelo. Abbiamo un’azionista di maggioranza assoluta - Fondazione Fiera Milano - che ci lascia piena autonomia della gestione e dei processi decisionali. La mia critica leale all’ex presidente di Fondazione Roth è che lo sviluppo della Fiera era pensato più in funzione di un processo di carattere immobiliare che di un vero progetto di carattere industriale. Cosa che con la nuova presidenza di Gianpiero Cantoni si sta avverando».
Potrete continuare a contenere i costi?
«Mi auguro che anche tramite il supporto del nostro azionista di controllo, Fondazione Fiera Milano, si possano contenere i costi e proporre prezzi finali ai nostri clienti in grado di convincerli a restare a Fiera Milano».
Sette anni da presidente, un bilancio?
«Sono entrato a Fiera Milano quando ero ancora presidente di Assolombarda. Notai che all’epoca Fiera Milano era ancora legata al concetto di mostre-vetrina di prodotti. Non aveva ancora un progetto di marketing vero, che contasse anche su un piano di internazionalizzazione. Ho fatto scouting all’estero, firmato protocolli di intesa, invitato i nostri competitors internazionali a venire a conoscere Fiera Milano. E così siamo arrivati all’accordo con la fiera di Hannover e a iniziative come quella con la città coreana di Incheon, dove è in via di realizzazione, con il nostro coordinamento, il distretto milanese della cultura: Milano Design City. Un Passo verso la creazione della grande Fiera di Incheon, di cui siamo consulenti: la più importante fiera del Mar Giallo e un punto strategico di Fiera Milano in Asia».
Che impatto avrà Expo 2015 su Fiera Milano\?
«Noi abbiamo messo in atto una serie di iniziative per far conoscere quale ricchezza per il Paese rappresenti l’Expo 2015, che si è presentato alla recente mostra del turismo Bit, e abbiamo professionalità specifiche sui grandi eventi, che mettiamo a disposizione. Vedo però troppe critiche su questa iniziativa. Io ho un sogno: che finito l’Expo una parte dell’area che avrà occupato diventi un grande campus universitario. Milano ha sette università, cinque delle quali senza campus».
Cosa chiede al Governo per la situazione Fiera?
«Chiediamo che ci sostenga nello sviluppo internazionale delle manifestazioni.

Il presidente Berlusconi, il presidente Napolitano, il ministro Frattini ci aiutino, parlando delle fiere italiane nei loro incontri, nei summit, negli accordi bilaterali. Il governo metta la propria faccia insieme alla nostra. Non chiediamo soldi, ma sostegno di credibilità internazionale. E dobbiamo muoverci in fretta, fare come la Francia, che è molto aggressiva».
Mariella Alberini

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica