Si intitola The original of Laura ed è il libro su cui Vladimir Nabokov, l’autore di Lolita, stava lavorando nei mesi precedenti alla sua morte, avvenuta nel luglio del 1977. Ora dopo trent’anni, in cui il manoscritto è rimasto custodito in una banca svizzera, Dmitri, il figlio dello scrittore, che è anche il suo principale traduttore oltre e l’esecutore testamentario, ha deciso finalmente di farlo pubblicare.
Così le centotrentotto schede di 7,5 centimetri per 12,5 vergate fitte fitte e piene di correzioni - Nabokov non amava la macchina per scrivere e aveva l’abitudine di lavorare di penna, in piedi e appoggiato a un leggio - stanno finalmente per trasformarsi in pagine stampate. Tutto questo in violazione a una precisa volontà dell’autore che aveva ordinato che il suo libro, non ancora terminato, venisse distrutto dopo la sua morte.
Intervistato dal New York Times, Dmitri Nabokov ha raccontato che né lui né sua madre Vera hanno mai pensato davvero di distruggere l’ultimo capolavoro abbozzato da quello che è considerato uno dei geni della letteratura del ’900. Anche perché leggendo il romanzo risultava evidente che fosse «un vero distillato della creatività di mio padre - dice Dimitri -. La sua opera più radicale, molto diversa, letterariamente, dal resto dei suoi scritti».
Il nodo che ne ha ritardato la pubblicazione non è stata quindi la volontà postuma dello scrittore, che amava limare i suoi scritti sino all’ultima parola, quanto piuttosto una lunghissima riflessione sul come riuscire ad estrarre da foglietti, pieni di correzioni e di riscritture, una versione attendibile. Insomma la necessità di portare a termine un lavoro filologico complesso che rispettasse, almeno secondo i curatori, le scelte del «padre» di Lolita.
La pubblicazione desta comunque inevitabili dubbi e polemiche. C’è chi pensa che le ultime volontà di Nabokov avrebbero dovuto comunque essere rispettate. C’è stato persino chi ha ventilato il dubbio che la scelta di pubblicare dipenda soprattutto dalle necessità economiche di Dmitri.
Su questa seconda ipotesi Nabokov junior (che ha 74 anni) scherza: «È vero è questione di soldi. La mia sedia a rotelle richiede costose modifiche per poter essere infilata nel bagagliaio di una Maserati coupé».
Quanto alla questione della volontà paterna Dmitri non crede che il padre desiderasse veramente distruggere il romanzo. «Era in corsa contro il tempo e contro la morte. Se avesse avuto il tempo di rifletterci non credo avrebbe distrutto il testo. E del resto se davvero avesse voluto avrebbe potuto bruciarlo lui stesso».
Non basteranno certamente queste precisazioni a calmare le polemiche, e nemmeno le prese di posizione di alcuni dei pochi critici, come Zoran Kuzmanovich, che avendone letto o sentito alcuni brani lo considerano un testo fondamentale.
Del resto, in letteratura, la questione del rispettare o no la volontà dell’autore è antica e sempre foriera di accesa discussione.Tasso avrebbe voluto che la sua Gerusalemme liberata fosse dimenticata e sostituita dalla «seconda versione», la Gerusalemme Conquistata. Non è andata così e ancora se ne discute.
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