Politica

Ma un figlio non è un ostacolo per chi lavora

Ieri anch'io, come Giulio Andreotti, sono stata per la prima volta in piazza San Giovanni: è stata una esperienza nuova e bellissima. Per anni attraversandola ho pensato: ecco la piazza dei comunisti, delle divisioni, la piazza di chi è sempre contro tutto e tutti e mai a favore di qualcosa di concreto e di utile. Per la prima volta, invece, in mezzo a tante famiglie italiane, ho sentito che San Giovanni era anche la mia piazza. Che era, forse per la prima volta nella recente storia d'Italia, la piazza di tutti: delle famiglie, delle madri, dei padri, dei figli, di coloro che non cedono alla rassegnazione.
Insieme ad oltre 500 amiche dei Circoli D-Donna, i circoli che ho fondato per dare voce e forza proprio ai valori della famiglia, della vita, della tolleranza e della solidarietà, abbiamo passato una giornata di impegno e di speranza insieme a decine di migliaia di famiglie. Famiglie di cui nessuna era standard, banale, uguale alle altre o allo stereotipo che talvolta si vuole costruire. Infatti in piazza non c'erano solo le famiglie del «Mulino Bianco» - che in realtà non sono mai esistite -, ma c'erano tutti coloro che nella famiglia ci credono davvero. Perché le battaglie si cominciano a perdere quando si perde la fiducia nella propria causa. Quando invece si crede in qualcosa nulla è impossibile.
Per questo credo che bisogna essere ancora più determinati nella difesa e nella valorizzazione della famiglia, perché questa rimane l'unico e forse ultimo vero collante della cultura occidentale. Se pensiamo che lottare per la nostra cultura e per i valori è inutile, sbagliamo noi due volte: perché andiamo contro alla famiglia e al nostro stesso futuro. Amare e difendere la famiglia infatti non significa affatto rinunciare alla modernità, alla complessità, al cambiamento in cui siamo tutti immersi. Significa vivere questa realtà che cambia, forti di valori veri, profondi, senza cedere al conformismo, alla superficialità, al disfattismo che è il nostro vero nemico.
Invece le famiglie che ho visto in piazza, erano ben consapevoli di se stesse e proprio per questo non erano contro qualcuno ma per qualcosa. Soprattutto si sono dimostrate capaci di lanciare messaggi di tolleranza e di vera solidarietà anche a chi la pensa diversamente, a chi non ha la possibilità, la forza o il coraggio di dare vita ad una famiglia e di lottare per essa.
Vivere la famiglia oggi è certamente più difficile che in passato: ma allora come oggi i figli non sono un ostacolo per la famiglia (e per noi madri che lavoriamo) ma una risorsa. Non si può pretendere quindi che sia lo Stato a risolvere i problemi delle mamme lavoratrici, bensì pensare a cose concrete per l’intero nucleo familiare: abolire l'Ici sulla prima casa, distribuire bonus alle coppie con figli, avere il coraggio di introdurre il quoziente familiare, cioè far pagare meno tasse alle famiglie e più tasse a chi è single. Non si tratta di sogni inutili, di ideali irrealizzabili, ma di obiettivi concreti e urgenti per cui darsi da fare con impegno e con grande concretezza sin da oggi. Chi non ci crede può restare in disparte, è libero di farlo.

Ma la realtà della famiglia non si cancella ed è per dare forza a questa realtà che le persone di buona volontà vanno avanti e continuano a lavorare.
Daniela Santanchè
*deputato di Alleanza nazionale

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