Cultura e Spettacoli

Figlio del valzer portato in Messico dagli Asburgo

Da El Paso al Golfo del Messico, la frontiera tra Usa e Messico è tangibile, rappresentata dal Rio Grande. Più a Ovest ci sono distese desertiche a perdita d’occhio, sassi, saguaro e serpenti a sonagli, prima di approdare alle delizie della California del Sud o, se preferite, alla Baja California. Il border, così gli americani chiamano quella interminabile demarcazione, o la frontiera, come la chiamano gli ispanoamericani, ha le sue peculiarità culturali, frutto di un cross-over tra due universi apparentemente inconciliabili. Quello del cattolicissimo e poverissimo Messico e quello evangelico e capitalista dell’America del Nord. E il border ha una sua eredità musicale.
Musica americana o musica messicana? Sarebbe fin troppo facile dire tutte e due ma in realtà si tratta di un miscuglio originalissimo di entrambe. Le radici della cosiddetta musica conjunto (o tejano, perché suonata soprattutto nel Texas del Sud) stanno nel Messico con tutte le sue variazioni regionali, le sue danze e canzoni popolari e i suoi inni religiosi e, soprattutto, la grandi orchestre di mariachi e la musica norteña. Per mariachi si intende una musica da festa e ballo suonata da grandi orchestre di sei-otto violini, due trombe, una chitarra, un guitarron (specie di basso acustico), una vihuela (una chitarrina intonata molto alta) e una concertina, mentre norteña è la musica del Nord del Messico, degli stati del Chihuahua e del Sonora, una musica per gruppi più piccoli, incentrata sul suono stridente dell’accordion. È proprio l’accordion lo strumento cardine del conjunto, insieme al bajo quinto (una rustica chitarra a dieci corde), a qualche percussione e a voci stridenti che a un orecchio disattento potrebbero ricordare il liscio di Romagna. In fondo la base è la stessa: il valzer viennese portato in Messico dagli Asburgo.
Ma in queste note c’è una profondità che da molti anni latita nel nostro liscio. Basterebbe ascoltare Flaco Jimenez, figlio di Santiago, re della fisarmonica, oppure Freddie Fender e i Texas Tornados.

Qualcuno probabilmente si ricorderà di una scintillante versione di un pezzo messicaneggiante quale La Bamba, che ebbe grande successo una ventina di anni fa, lanciato nella colonna sonora del film omonimo, la biografia di un grande chicano, Ritchie Valens.

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