Enrico Silvestri
Per i freddi verbali di polizia si tratta di furto di oggetti «esposti alla pubblica fede», un reato considerato minore. Per i fedeli, e in particolare per i militanti di Comunione e Liberazione, il furto degli ex voto dalla tomba di don Giussani, fondatore del movimento religioso, ha profondamente scosso le coscienze. Tanto che ieri in tanti si sono affollati al Monumentale per vedere di persona e per pregare.
«Don Giussani per noi ciellini è un santo - spiega per tutti Silvia F., insegnante di 32 anni - quando mi hanno detto del furto ci sono rimasta malissimo e sono corsa qua appena ho potuto». Livia, Clelia e Giulia, 22, 21 e 19 anni, sono arrivate da Como: «Era una visita programmata già da un po di tempo - raccontano - ma a maggior ragione siamo venute qui per quello che è accaduto, un atto ignobile, cattiveria gratuita». Alessandra C., 23 anni, studentessa di lettere all'Università Cattolica: «Hanno voluto fare un dispetto al sentimento religioso: non ho parole».
Come non devono avere avuto parole i primi militanti di Cl quando hanno contato i cuoricini dargento e si sono accorto che non erano più nove bensì sette. Qualche ladro li aveva fatti sparire insieme a unicona di legno. Per evitare il peggio, gli ex voto rimasti sono stati subito riposti in un luogo sicuro. Al loro posto la foto delle «g.r.» (grazia ricevuta) un cartello e la spiegazione. E basta. Senza neppure la denuncia alle forze dellordine. Così quando la notizia si è sparsa e qualcuno ha iniziato a chiedere spiegazioni a polizia e carabinieri, ha trovato risposte vaghe. Poi finalmente la conferma e linizio delle indagini. Da subito apparse difficili. Gli oggetti sono piccoli e si possono facilmente nascondere. E non risulta ci siano telecamere vicino alla tomba che possano avere ripreso il ladro.
Il furto, come sostiene Nino L. guardiano del cimitero deve essere accaduto in pieno giorno. «Perché di sera alle 17.30 chiudiamo il cimitero e non è stato riscontrato nessun segno di effrazione ai cancelli. Non abbiamo notato nessuno di sospetto in questi giorni - ha aggiunto il guardiano - anche perché non lo avremmo nemmeno fatto entrare». Riguardo all'ipotesi che possa essersi trattato di nomadi, secondo il guardiano «è quasi impossibile perché facciamo attenzione a chiunque entri e di nomadi non se ne vedono mai da queste parti».
Ma lesito delle indagini per il momento sembra interessare poco la massa di fedeli, che ieri già di buonora si sono messi in fila per una preghiera davanti alla tomba del popolare «don Gius». Mamme con bambini, anziani, ma soprattutto ragazzi. Portano mazzi di fiori, vasi di piante e bigliettini. Accanto alla tomba un cesto di vimini colmo di messaggi destinati al sacerdote scomparso nel novembre del 2005.
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