Filarmonica Romana: si chiude declinando i due volti del classicismo

L’Orchestra della Toscana è stata invitata dalla Filarmonica romana per la chiusura di stagione. Per l’occasione, l’orchestra arriva guidata da un direttore di rango come Jeffrey Tate. L’Orchestra della Toscana è fra quelle che ricevono dallo Stato finanziamenti fra i più cospicui (oltre tre miliardi e mezzo delle vecchie lire negli ultimi anni), ed altri, altrettanto consistenti, dagli enti locali che ricevono in cambio una distribuzione concertistica regionale; ma l’Orchestra della Toscana è fra quelle che gira anche per la penisola, più che per gli innegabili meriti artistici, per i buoni uffici del suo direttore artistico, Aldo Bennici (ex violista) che, a causa della sua grande bravura e notorietà, lavora anche a Perugia (Sagra Musicale Umbra) a Siena (Accademia Chigiana) e, da Roma, per tutta l’Italia, in qualità di direttore artistico del Cidim. Il programma che l’Orchestra porta a Roma presenta una curiosa impaginazione: l’Apollon Musagète di Stravinsky accostato alla Quinta di Beethoven; quasi a voler presentare due aspetti del classicismo, quello originale, attraverso il monumento sinfonico beethoveniano e quello di ritorno, d’imitazione, o di recupero, dello Stravinsky che nel settore ballettistico ci ha dato numerosi capolavori, a cominciare dall’intramontabile Sagra della primavera. La musica di Stravinsky, ispirata ad Apollo signore delle Muse, tre delle quali (Calliope, Tersicore e Polimnia) egli intende istruire, era destinata a un soggetto coreografico di Balanchine per la sua compagnia; ed il debutto nel 1928 fu duplice: in pochi mesi prima Washington e poi Parigi, nel corso della Stagione dei «Balletti Russi».

Nel corso dei dieci numeri «chiusi» che compongono la singolare partitura, Stravinsky si avvale di un’orchestra di soli archi, creando un effetto di monocromia timbrica che rimanda al glorioso «ballet blanc» di ispirazione romantica. Teatro Olimpico alle 21. Info: 06-3201752.

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