da Milano
Per lavvocato Cesare Rimini, uno dei più stimati matrimonialisti italiani, la riforma in discussione del Codice civile, circa la possibilità di trasmettere ai figli il cognome di entrambi i genitori, o di uno di essi, è «una legge dovuta».
Perché, avvocato?
«Perché a esprimersi in tal senso sono state le due voci più importanti in materia, la Corte Costituzionale e la Cassazione, invitando il legislatore a eliminare questa ormai antistorica disparità. Disparità che molti altri Paesi hanno provveduto a eliminare prima di noi. Pensiamo alla Spagna e al mondo latino americano, dove il doppio cognome è ormai una tradizione già da anni».
Quindi per lei è anche una necessità storica?
«È la conseguenza della fine della famiglia patriarcale. In una coppia collaudata come quella composta da me e da mia moglie, lei continuerà ancora a ordinare la spesa dicendo al negoziante sono la signora Rimini. Ma il legislatore deve guardare al futuro».
Anche la diffusione del lavoro ha contribuito in questo senso?
«Certo, ha fatto molto per superare la vecchia sudditanza. Lo vedo benissimo anchio, con le mie colleghe avversarie, che in Tribunale si presentano tutte con il loro cognome da signorina. E del resto questa è ormai una prassi che è diventata comune in qualsiasi altro settore lavorativo».
Come esperto, non teme che questa scelta da fare allatto del matrimonio o alla nascita del primo figlio, possa costituire un ulteriore motivo di frizione allinterno di una coppia?
«La possibilità che anche su questo punto possano sorgere discussioni ovviamente esiste, ma se la soluzione sarà quella che sembra emergere, con lufficiale di stato civile che interviene in caso di mancato accordo (o di morte, irreperibilità, o incapacità di entrambi, ndr), trasmettendo allerede il nome di entrambi, mi sembra che non sia il caso di drammatizzare».
Perché, avvocato?
«Perché ritengo che nella normalità le coppie si sposeranno decidendo in quelloccasione quale cognome trasmettere. E quella loro scelta sarà poi vincolante».
Cè chi paventa il rischio di dispersione di importanti dinastie.
«Chi lo paventa stia tranquillo. Se si tratterà di perpetuare una dinastia, nobiliare o professionale che sia, non ci saranno certamente discussioni».
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