«Bisogna dare un po di credito a Silvio Berlusconi. Il primo ministro italiano, sopravvissuto a una mozione di sfiducia allultimo voto, ha fatto meno peggio di quanto i suoi molti detrattori temessero. Al contrario: il Paese ha tenuto, le banche italiane hanno evitato le conseguenze peggiori della bolla creditizia, la crescita del Pil è rimasta bassa ma abbastanza stabile, linflazione è stata moderata». Così scriveva mercoledì scorso il Financial Times, il più autorevole quotidiano economico-finanziario del Regno Unito, allindomani del voto di fiducia. Dedicando al premier italiano la sua storica rubrica «Lex Column», la bibbia doltremanica ha segnato un deciso cambio nellatteggiamento nei confronti del Cav, spesso criticato dagli analisti londinesi.
«Le debolezze morali di Mr. Berlusconi - si legge ancora - gli affari opachi e le idiosincrasie politiche non ci attraggono. Ma se un primo ministro meno concentrato su sé stesso e meno autoindulgente avrebbe potuto fare maggiori progressi nel contrastare i grossi problemi istituzionali italiani - ovvero la corruzione politica, il Meridione permanentemente debole, troppa evasione fiscale e la criminalità organizzata - nessuno di questi è poi così peggiorato dal 2001, quando Berlusconi ha cominciato il suo secondo mandato da primo ministro».
«Per la gran parte di questo periodo - sottolinea infine il Financial Times - la sua posizione politica in Italia è stata debole, eppure Mr. Berlusconi non ha fatto ricorso a un populismo di bilancio, pericoloso per le finanze pubbliche. Quando la recessione ha colpito leconomia, si è trovato d'accordo con il ministro del Tesoro Giulio Tremonti - sostenuto da burocrati competenti e non politicizzati - lItalia non poteva permettersi un sostanzioso stimolo fiscale.
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