Finanza sostenibile

Banche, entro il 2024 i modelli dovranno integrare il rischio climatico

La Banca centrale europea chiede agli istituti di credito di rivedere le strategia in materia ambientale. Obbligo dal 2024

Le banche devono valutare come il rischio climatico impatta sui loro modelli

Rischi climatici e tutela ambientale si presentano allo sportello. La Banca centrale europea sta spingendo perché gli istituti di credito integrino nelle proprie strategie i temi della gestione delle risorse naturali a partire dal 2024. Una sfida che si sposa con l’incedere delle normative in tema di rispetto dei criteri Esg. Le banche quotate nelle varie piazze europee hanno infatti già dovuto osservare i vari regolamenti in tema di produzione di relazioni non finanziarie da condividere con i mercati. Documenti nei quali i principali operatori del mercato del credito spiegano cosa fanno – e cosa intendono fare – per garantire la tutela delle risorse naturali, il rispetto delle minoranze e l’adozione di modelli di governance inclusivi.

Quanto fatto negli ultimi anni rappresenta un buon punto di partenza. Frank Elderson, avvocato olandese membro del comitato della Banca centrale europea ha contestualizzato i piani dell’Eurotower intervenendo a un evento accademico a Francoforte: “Le pratiche di governance e di gestione del rischio all’avanguardia adottate da alcune banche confermano che ciò che la Bce chiede è possibile. Abbiamo solo bisogno che tutte le banche lo facciano”. La sfida non sarà rappresentata solo da una maggiore attenzione per le variabili ambientali. Dovranno essere messi in campo investimenti e formazione del personale bancario per produrre analisi del rischio che sappiano integrare autenticamente il rischio climatico. Uno scenario che si presta ad un’applicazione molto ampia: si spazierà dal rating di un finanziamento concesso a un’impresa agricola al via libera a un mutuo milionario a favore di soggetti attivi in comparti esposti ai rischi connessi al cambiamento climatico. La cornice entro la quale muoversi esiste già. Qualche settimana fa, il Comitato di Basilea – organo di riferimento per i temi di governance e tecnica bancaria – ha pubblicato il dossier contenente i “Principi per una gestione e una vigilanza efficaci dei rischi finanziari legati al clima”.

Le linee guida di riferimento adottate a Basilea rimarcano l’importanza di valutare la rilevanza dei rischi climatici e di considerare il loro potenziale impatto sull’intero modello di business delle banche. Inoltre, i principi prevedono che il consiglio di amministrazione e l’alta dirigenza di una banca assicurino che le strategie interne – comprese quelle sulla solidità patrimoniale – e le dichiarazioni di propensione al rischio dell’istituto siano coerenti con le strategie e gli impegni sul clima comunicati pubblicamente.

Il cambiamento è già entrato nel vivo a prescindere dalle direttive provenienti dalla Banca centrale. I tecnici di Francoforte hanno spiegato che il 90% delle banche europee afferma di aver iniziato a ragionare nell’ottica di una maggiore considerazione dell’impatto dei rischi connessi al clima. Una tendenza destinata a diventare ancora più solida nei prossimi mesi.

Una stagione in cui la transizione verde sarà messa al centro delle agende dei governi e dei principali operatori economici.

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