L'oro e i suoi "fratelli": i beni rifugio nell'era della finanza sostenibile

Anche l'oro e gli altri beni rifugio sono influenzabili dalle dinamiche di sostenbilità finanziaria. Vediamo in che misura

L'oro e i suoi "fratelli": i beni rifugio nell'era della finanza sostenibile

I momenti di grande instabilità e incertezza sui mercati finanziari scatenano la corsa ai cosiddetti “beni rifugio” da parte degli investitori. Per bene rifugio si intende un prodotto che conserva la sicurezza del suo valore indipendentemente dalle tendenze globali e settoriali della finanza, dalle sue numerose volubilità e dagli shock sistemici. In questa fase di acuta tensione sui mercati internazionali e di grandi mutamenti finanziari la ricerca di efficaci e virtuosi "beni rifugio" nel contesto internazionale deve da un lato doppiare gli scogli dell'inflazione e dell'incertezza e dall'altro confrontarsi con obiettivi di sostenibilità sempre più impellenti nella gestione degli approvvigionamenti. I principali beni rifugio devono gestire queste dinamiche con attenzione. Pensiamo al caso del bene rifugio per antonomasia, l'oro. In questi mesi molti investitori hanno sottolineato l'appannamento della reputazione dell'oro come efficace copertura contro l'inflazione, senza però valutare con la medesima attenzione il fatto che il rafforzamento del dollaro, versione valutaria dell'oro stesso anche a mezzo secolo dal decoupling deciso da Richard Nixon, e l'inflazione galoppante per cause esogene come l'energia abbiano creato un contesto senza precedenti e che si debba aspettare ancora del tempo per assistere all'apprezzamento del nobile metallo.

Robert-Jan van der Mark, gestore investimenti multi-asset di Aegon AM, sottolinea che in questa fase "la maggior parte degli investitori suppone che l'alta inflazione e i disordini geopolitici siano l'ambiente ideale per un'azione positiva sui prezzi dell'oro, che da tempo funge da tradizionale bene rifugio. Tuttavia, negli ultimi mesi l'oro non è riuscito a cogliere alcun rialzo dovuto all'inflazione o alle dinamiche dei beni rifugio, portando gli investitori a mettere in discussione il suo ruolo storico nei portafogli". E in particolare va sottolineato che "l'oro è denominato in dollari. Il rafforzamento della valuta Usa ha colpito gli acquirenti d'oltreoceano che rappresentano una fetta non indifferente della domanda. A livello globale, infatti, oltre il 50% della richiesta di oro proviene da Cina e India, Paesi che acquistano in valuta locale e che sono stati frenati dal forte apprezzamento del biglietto verde - causato da disordini geopolitici e dal crescente differenziale dei tassi di interesse tra il dollaro e le altre principali valute", euro in testa. Ma non tutto il male viene per nuocere.

La fase attuale può essere decisiva, in questo senso, per pensare al futuro dell'oro come bene rifugio in un'ottica crescente di sostenibilità. E portare i gestori del nobile metallo a rafforzare i controlli sulle logiche di gestione del mercato, portando all'uscita le quantità di oro presenti negli scambi internazionali potenzialmente "inquinate" da pratiche lesive dell'ambiente o dei diritti umani nell'estrazione in contesti turbolenti che vanno dal Congo all'Amazzonia. In particolare, la LBMA Responsabile Gold Guidance è la norma-cardine sulla gestione del bene rifugio per antonomasia e necessita di una piena applicazione: entrata in vigore nel 2012 e prevede il rigoroso rispetto di norme di provienenza sull’oro. Queste linee guida sono state create per combattere gli abusi sistemici, evitare conflitti e rispettare gli elevati standard di antiriciclaggio e contrastare le pratiche di finanziamento del terrorismo. Tra il 2019 e il 2020, in tal senso, una delle prime società finanziarie al mondo a guidare i propri investimenti in oro in direzione di una crescente sostenibilità è stata Invesco, che ha dato mandato alla sua banca depositaria negli Usa, J.P. Morgan Chase, di ridurre al minimo l’esposizione all’oro estratto prima del 2012, che verosimilmente potrebbe non essere conforme alla Responsable Gold Guidance.

In tal senso, è da sottolineare l'impegno della Cibjo (acronimo del francese Confédération internationale de la bijouterie, joaillerie, orfèvrerie des diamants, perles et pierres), la confederazione mondiale della filiera dei gioielli che rappresenta sette milioni d’imprese (dall’estrazione di pietre e metalli preziosi al retail) e presieduta da oltre vent'anni dall'italiano Gaetano Cavalieri, che opera da tempo per informare il settore su tutti i temi di sostenibilità, etica e responsabilità sociale di impresa, dimostrano come sia possibile sul mercato una serie di strumenti per consentire alle imprese orafe nazionali e internazionali di poter mediare con i criteri Esg sempre più in ascesa nella finanza. Vale per l'oro, ma vale per altri prodotti preziosi potenzialmente identificabili come bene rifugio, primi fra tutti i diamanti.

Ma possono essere beni rifugio anche degli strumenti finanziari di varia natura. Pensiamo a titoli di Stato come i Bund tedeschi o i Treasury americani, o le obbligazioni delle aziende too big to fail. Anche per questi si applica una riflessione a tutto campo sulla natura della sicurezza dei rendimenti letta alla luce dell'attrattività crescente della sostenibilità Esg. Una ricerca del 2020 di Bank of America Merrill Lynch ha messo in evidenza come le società che hanno registrato una buona performance durante la fase più acuta dell’emergenza Covid sono le stesse che hanno ottenuto risultati elevati negli audit e nelle indagini condotte sul tema dell'aderenza agli standard Esg delle politiche sulla forza lavoro, la salute, la sicurezza e la qualità dei prodotti. Un bene rifugio, del resto, vive grazie alla fiducia di cui è investito dal mercato.

E ora che la sostenibilità è sempre più valorizzata, anche gli Esg entreranno sempre di più tra i meriti creditizi di un prodotto fisico o finanziario capace di essere riserva di valore nel medio-lungo periodo. Vale per l'oro e i preziosi, ma non solo: la finanza sostenibile è arrivata anche al campo della difesa della ricchezza nelle fasi più turbolente per l'economia globale.

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