Finanza sostenibile

"La finanza sostenibile? Un principio costituzionale". Parla Ugo Biggeri

L'economista Ugo Biggeri, presidente di Etica Sgr, traccia il solco: è la Costituzione italiana a dire che la finanza deve essere sostenibile.

De Nicola promulga la Costituzione Esclusiva
De Nicola promulga la Costituzione

“La finanza ha un impegno importante in campo etico e sociale”, che è la “gestione ottimale delle risorse da convogliare verso lo sviluppo. Rappresenta il motore di tutte le attività economiche private dei cittadini e ha alla radice un ruolo sociale fondamentale”. Parlando con ilGiornale.it, il presidente di Etica Sgr Ugo Biggeri detta la linea su quelle che a suo avviso sono le maggiori linee guida che la finanza sostenibile deve seguire. L'economista specializzato sul tema, che dal 2009 tiene un corso su Finanza e microcredito per sviluppo e dal 2017 un laboratorio sulla finanza etica e microcredito nel corso di laurea magistrale della facoltà economia della LUISS “Guido Carli”, non parla degli Esg e dei temi ad essi correlati come di una rivoluzione. La finanza sostenibile, ma sarebbe meglio dire la finanza etica, a suo avviso è incentivata nientemeno che dalla Costituzione del 1948.

“I cittadini hanno bisogno della finanza per realizzare le loro attività che sono impossibili da mettere in campo in assenza di sostegno”, nota Biggeri, che aggiunge: “Riteniamo che la natura etica della finanza sia sancito da un principio costituzionale, l’Articolo 47 che mostra la natura sociale del risparmio come motore dello sviluppo del Paese”. Non si può tutelare il risparmio se non si controlla l'attività di chi lo custodisce e i fini che vengono fatti del denaro: la lezione dei Padri Costituenti parla di una finanza al servizio dell'uomo e della crescita.

“Perdiamo molto tempo a definire cosa sia la finanza sostenibile e come possa strutturarsi”, sottolinea Biggeri, “ma spesso la realtà ci dice che è il mercato finanziario a dimenticarsi della reale prospettiva” che la Costituzione invece indica, “ovvero la necessità di mettere in campo la corretta allocazione delle risorse a fini produttivi e non speculativi, attività assolutamente utile alla collettività quando indirizzata all’economia reale”, al progresso umano, allo sviluppo integrale della società. Principi che assonano con diverse chiavi di lettura sulla finanza proprie sia dei movimenti per il lavoro che di organizzazioni religiose come la Chiesa cattolica (che di finanza sostenibile parla in diverse encicliche sociali e a cui ha dedicato il recente Forum di Assisi) e il mondo islamico, che fa della concretezza degli investimenti il perno della sua via alla finanza. “Troppo spesso la finanza”, nota Biggeri, “si allontana dall’economia reale e su questo solco è invece bene tornare. Come Etica Sgr proviamo a porci delle domande in tal senso: vogliamo parlare per capire come fare investimenti utili alla collettività”. Per il presidente della principale azienda italiana nel settore dei fondi etici, che nel 2021 ha fatturato 95 milioni di euro e gestito oltre 7 miliardi di asset, una cosa che stride tra ciò che fa la finanza oggi e ciò che dovrebbe essere è la natura strutturale dei mercati speculativi, che spesso mostrano andamenti divergenti rispetto al Pil e alla crescita e non incardinano obiettivi sociali. “Si rischia di creare entropia nel sistema in questo caso, con le rovinose conseguenze che abbiamo visto ai tempi delle grandi crisi”.

La finanza sostenibile deve dare attuazione, secondo Biggeri, al principio costituzionale del valore sociale del risparmio e "lavorare per mettere in campo coesione tra i corpi intermedi, dai gruppi di consumatori alle imprese arrivando alla collettività nel suo complesso. Le istituzioni di finanza sostenibile devono agire su due fronti: da un lato verso i clienti corporate, destinatari degli investimenti e dei prestiti, dall’altro verso i risparmiatori che partecipano alle attività di ogni impresa finanziaria che vuole definirsi sostenibile". La misura chiave in quest'ottica è la promozione della trasparenza e, per Biggeri, "Ia pubblicazione di report di impatto può e deve dare un’idea del ritorno della riduzione di emissioni, della crescita economica e dell’aumento occupazionale indotto dalle manovre di finanza sostenibile, per evitare di cadere nel greenwashing e nella retorica fine a sé stessa". Vale per Etica e per tutte le altre aziende del settore: "non può esserci finanza sostenibile senza trasparenza, non può esserci finanza sostenibile senza linee rosse chiare, che nel nostro caso sono ad esempio il rifiuto del finanziamento alla produzione di armi, petrolio, tabacco e prodotti simili", in maniera simile a quanto fatto da diverse associazioni di finanza verde. Il coinvolgimento delle imprese su cui si investe deve avvenire per esempio, per contaminazione e per graduale inserimento delle migliori pratiche ai principi della finanza sostenibile. Solo creando un ecosistema sostenibile si potrà, insomma, dare applicazione al principio costituzionale dello sviluppo economico integrale funzionale al progresso dell'uomo, dell'economia e della comunità.

Unica vera garanzia per ridare al Paese una nuova via sostenibile allo sviluppo capace di conciliare le diverse esigenze di sicurezza sociale ed economica emerse dopo il lungo periodo di crisi vissuto dal nostro sistema negli anni delle recessioni globali, del Covid, della tempesta energetica e del declino delle prospettive economiche dell'Europa.

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