Finanza sostenibile

Sostenibilità e Esg conquistano anche il mondo del calcio

La retorica della finanza sostenibile conquista il mondo del calcio. Ma restano ancora diversi coni d'ombra nel contesto economico dello sport più popolare al mondo.

Sostenibilità e Esg conquistano anche il mondo del calcio

Come ogni industria attenta a presentarsi come moderna e sviluppata, anche quella del calcio in tutta Europa sta incorporando le dottrine della finanza sostenibile e delle tematiche Esg.

C'entra sicuramente la volontà dei club di mostrarsi al passo coi tempi in materia di sostenibilità e sviluppo ambientale. Una piccola squadra del calcio di provincia inglese dal nome evocativo di Forest Green Rovers ha in tal senso segnato un ruolo da apripista. La squadra, nota Calcio Web, “con sede nel Gloucestershire e militante nella League Two, la quarta divisione del campionato inglese, già da tempo rispetta diversi criteri di sostenibilità”. Il Forest Green “sfrutta esclusivamente energia rinnovabile, offre un’alimentazione vegana ai propri giocatori, al suo staff e ai tifosi e gioca su un campo con manto erboso organico. Come riconoscimento del lavoro svolto dal club per ridurre il proprio impatto sull’ambiente, nel 2018 le Nazioni Unite hanno certificato i Forest Green Rovers prima squadra di calcio al mondo ‘a emissioni zero’ e il club da allora ha aderito a Climate Neutral Now, iniziativa della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici”.

Ma la maggior parte dell'interesse del calcio per la sostenibilità è legata a ben più pragmatiche esigenze strategiche e di business.

I nuovi regolamenti dell'Uefa confermano che sul tema della sostenibilità degli investimenti sportivi in Europa è stato il mondo del calcio a percorrere i tempi. L'ultimo framework della federazione delle associazioni calcistiche europee chiede ai club un impegno a sviluppare l'equità nei loro organigrammi, a investire in infrastrutture e vivai con un'ottica di lungo periodo, a ridurre l'impatto energetico di impianti e sedi. Ed essendo il mondo del calcio un settore sempre più finanziarizzato in termini di gestione dei club da parte di grandi fondi e presenza delle stesse società in borsa, è chiaro che le logiche del tema siano penetrate in profondità.

In Italia ad esempio la Juventus pubblica un proprio report sulla sostenibilità ambientale coerentemente con quanto fatto da tutte le altre società del gruppo Exor a cui appartiene; in Germania Mainz e Augsburg hanno costruito impianti a impatto zero e l’Hoffenheim, squadra giunta dalla quinta serie alla Bundesliga tra il 2000 e il 2008 e che due anni fa ha esordito in Champions League, ha annunciato nel 2019-2020 la creazione di un impianto sostenibile per la produzione di tessuti in Uganda, cercando di ovviare alla principale carenza dei club calcistici sul fronte della sostenibilità: la dipendenza dei loro ricavi da merchandising spesso prodotto con l'utilizzo di manodopera a basso costo da parte di terzi. In Spagna, i due storici e più grandi rivali sul campo di calcio giocano nella stessa squadra nel gioco della ricerca di una crescente sostenibilità ESG. FLa ristrutturazione dello stadio Camp Nou di Barcellona, ​​che sarà completato nel 2023, lo renderà lo stadio più sostenibile al mondo. L'elettricità proverrà da fonti verdi, verrà utilizzata carta riciclata, l'illuminazione sarà controllato da sensori di movimento e il campo di allenamento sarà irrigato da un canale locale. Nel frattempo, il grande rivale dei Blaugrana, il Real Madrid, ha convertito tutti i suoi campi di allenamento in erba artificiale che non richiede irrigazione o prodotti chimici.


In sostanza dunque i club hanno adottato strategie ESG nelle loro attività per dimostrare il loro impegno per la sostenibilità all'interno delle loro comunità e giustificare il fatto che le squadre di calcio hanno spesso realizzato grandi grandi profitti. Inoltre, nelle intenzioni del sistema c'è la tendenza a pensare che la popolarità globale delle squadre di calcio consente loro di dare l'esempio e creare cambiamenti positivi. L'altra faccia della medaglia è però la dipendenza del calcio da un sistema finanziario ed economico che mira, come è comprensibile, a massimizzare il profitto. E dunque spesso la corsa alla sostenibilità si scontra con il ruolo decisivo svolto nell'approvvigionare di risorse i club da parte di sponsor, sostenitori o addirittura proprietari facenti riferimento a contesti in cui la prima forma di sostenibilità, ovvero il rispetto dei diritti fondamentali, è tutto fuorché accettata. Cina, Arabia Saudita, Russia hanno avuto a lungo e hanno tuttora un ruolo decisivo nel controllare club di elevato prestigio. E oltre ogni esempio basta quello del Qatar, in cui i prossimi Mondiali sono raccontati come "sostenibili" a causa della volontà dei realizzatori di costruire stadi a basso impatto energetico e "verdi", ma che ha creato gli impianti sulla scia dello sfruttamento intensivo del lavoro e di centinaia di morti in condizioni semischiavili. Ma the show must go on.

E anche il calcio per ora non sfugge alla grande contraddizione tra dinamiche concrete e retorica della sostenibilità di altri settori.

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