Stop alle speculazioni, ecco le nuove regole per gli investimenti del Vaticano

Arriva il Documento sulla Politica di Investimenti della Santa Sede e dello Stato Città del Vaticano con cui vengono vietati una serie di investimenti

Stop alle speculazioni, ecco le nuove regole per gli investimenti del Vaticano

Nell'ultima intervista concessa alla Reuters, papa Francesco si è detto convinto che le recenti riforme finanziarie impediranno in futuro il ripetersi di scandali come quello, ad esempio, legato all'ormai famoso palazzo londinese a Sloane Avenue per il quale è ancora in corso un processo nel Tribunale dello Stato della Città del Vaticano.

Al giornalista Philip Pullella che lo ha intervistato, il pontefice ha spiegato che il suo ottimismo si fonda sul ruolo affidato alla Segreteria per l'economia definita "una sicurezza sul serio nell’amministrazione" perché composta da "persone tecniche, che capiscono, che non cadono nelle mani dei benefattori, o degli amici". In questa direzione va anche il nuovo Documento sulla Politica di Investimenti della Santa Sede e dello Stato Città del Vaticano che porta la firma di padre Juan Antonio Guerrero Alves, il gesuita a cui Bergoglio ha affidato le chiavi della Segreteria per l'economia.

Nel documento vengono posti dei paletti agli investimenti futuri della Santa Sede e degli enti ad essa collegati che dovranno "mirare a contribuire un mondo più giusto e sostenibile"; "preservare il valore reale del patrimonio netto della Santa Sede e generare un rendimento sufficiente a contribuire in modo sostenibile al finanziamento delle sue attività" ed "essere allineati con gli insegnamenti della Chiesa Cattolica, con specifiche esclusioni di investimenti finanziari che contraddicono i principi fondamentali, come la santità della vita o la dignità dell'essere umano o il bene comune". Tra i principi viene messo nero che gli investimenti dovranno essere finalizzati ad attività finanziarie di "natura produttiva, escludendo quelle di natura speculativa". Ridurre al minimo il rischio è un altro dei punti che trova spazio nel nuovo documento: per questo motivo vengono proibiti "gli acquisti e le vendite a breve termine nel mercato azionario a scopo speculativo" e anche gli "investimenti che si basano sul calo dei prezzi delle attività finanziarie o sul fallimento di terzi" così come scatta il divieto di investire in "prodotti finanziari ad alta influenza".

La coerenza con la fede e con il Magistero della Chiesa è una delle richieste centrali del documento che, dunque, ribadisce il divieto d'investire in armi e industria della difesa, centri sanitari pro-aborto, laboratori o aziende farmaceutiche che producono prodotti contraccettivi e/o lavorano con cellulare staminali embrionali. Oltre a ciò, vengono poi indicati i settori non espressamente vietati ma che bisognerebbe evitare: materie prime, industria petrolifera e mineraria, industria dell'energia nucleare e società di produzione di bevande alcoliche.

Ciò che emerge di più dal nuovo documento è la centralizzazione degli investimenti della Santa Sede e degli enti ad essa collegati che si pone in linea di continuità con i provvedimenti presi dal papa in materia finanziaria negli ultimi due anni e che hanno portato ad una maggiore razionalizzazione nella gestione dei fondi, così come era stato richiesto già nel 2013 durante le Congregazione generali pre-Conclave. Il ruolo principale in questo processo lo assume l'Apsa sotto la vigilanza della Segreteria per l’Economia. E' proprio all'Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica che le varie istituzioni curiali dovranno trasferire la loro liquidità da investire. Sempre tramite l'Apsa, il neocostituito Comitato per gli investimenti - che nasce dalla costituzione apostolica Praedicate Evangelium - si consulterà con gli enti per valutare l’adeguatezza delle scelte.

Per archiviare una volta per tutte la stagione delle presunte opacità, in attesa però che il processo vaticano faccia davvero chiarezza sull'operazione del palazzo londinese, papa Francesco si affida alle "persone tecniche che capiscono" per dare una politica unitaria di investimenti alla Santa Sede, confidando in particolare nell'Apsa di cui è presidente un suo fedelissimo, monsignor Nunzio Galantino e che ha come segretario un manager esperto come Fabio Gasperini, arrivato in Vaticano dopo una carriera di vertice in Ernst & Young.

E poi c'è la Segreteria per l'economia voluta dal cardinale australiano George Pell ed attualmente guidata da padre Juan Antonio Guerrero Alves che per dedicarsi alla causa ha anche chiesto al papa di non associare la sua nomina all'episcopato.

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