Finanza sostenibile

Solo investimenti sostenibili. Il Vaticano volta pagina

La Santa Sede ridisegna le proprie strategie finanziarie. Vietato investire su armi, azzardo, pornografia e contraccezione

Vaticano e finanza sostenibile, da settembre le nuove regole

I criteri della finanza sostenibile hanno conquistato il Vaticano. I vertici della Santa Sede hanno deciso di adottare una politica di investimento basata sul rispetto autentico dell’ambiente e di tutti i fattori coinvolti direttamente o indirettamente da un investimento o da un ciclo produttivo sottostante a un titolo finanziario. Gli econimisti di Oltretevere si comportano quindi come i gestori dei prodotti di finanza sostenibile negoziate sulle piazze finanziarie. La nuova politica è operativa dal primo settembre. Una cornice normativa dall’impatto non trascurabile: nel piccolo Stato incastonato nella cartina della Città Eterna si muovono infatti le leve di investimenti globali. Operazioni che spesso partono dagli uffici dell’Istituto per le opere di religione-IOR: la banca del Pontefice. Impieghi che vanno dalla gestione delle offerte raccolte attraverso l’Obolo di San Pietro alla gestione di asset immobiliari presenti in tutti gli angoli della Terra. Una presenza non trascurabile che necessita anche di una politica finanziaria aggiornata; una scelta fondamentale anche per dare strumenti fondamentali per la costante opera di evangelizzazione.

“Gli investimenti finanziari della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano dovranno mirare a contribuire a un mondo più giusto e sostenibile, tutelare il valore reale del patrimonio netto della Santa Sede, generando un rendimento sufficiente a contribuire in modo sostenibile al finanziamento delle sue attività, essere allineati con gli insegnamenti della Chiesa Cattolica e finalizzati ad attività finanziarie di natura produttiva, escludendo quelle di natura speculativa”. Così la Segreteria per l’economia, guidata da padre Antonio Guerrero Alves, ha annunciato l’adozione di una strategia votata all’autentico rispetto dei vincoli Esg e alla loro contestualizzazione attraverso gli insegnamenti presenti nelle Scritture. Gli analisti e i consulenti abituati a lavorare con la Santa Sede devono eliminare dalle proprie tattiche di investimento operazioni che spesso possono costituire la base di una politica finanziaria. Le nuove regole, ad esempio, vietano lo short selling: l’insieme di tutte quelle operazioni sui mercati - spesso anche "allo scoperto" - che si basano sul calo dei prezzi delle attività finanziarie o sul fallimento di terzi. Nei documenti diffusi dai porporati si legge inoltre che: “Saranno proibiti anche gli investimenti effettuati attraverso veicoli finanziari non soggetti all’adeguato controllo dei regolatori ufficiali e quindi le transazioni in mercati e prodotti finanziari alternativi, privi di adeguata liquidità”. Un controllo etico giudicato pienamente aderente ai canoni del cattolicesimo. Non a caso, nella lista di settori prodotti e tecnologie esclusi dagli investimenti vi sono la pornografia e la prostituzione, il gioco d’azzardo, armi e industria della difesa, centri sanitari pro-aborto, laboratori o aziende farmaceutiche che producono prodotti contraccettivi o lavorano con cellule staminali embrionali.

Le linee guida prevedono anche una nuova operatività per gli investimenti. Le istituzioni curiali devono affidare i loro investimenti finanziari all’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica-Apsa, trasferendo la propria liquidità da investire, oppure i propri titoli depositati presso banche estere o presso i conti dello IOR, al conto dell’Apsa predisposto allo IOR per questa finalità. Vincolo reso ancora più forte da un rescritto adotto dal Pontefice nelle scorse ore. Nel documento si legge: "L'attività di gestore patrimoniale e di depositario del patrimonio mobiliare della Santa Sede e delle Istituzioni collegate con la Santa Sede compete in via esclusiva all'Istituto per le Opere di Religione". Parole che - come precisato in una nota diffusa da ambienti vaticani - valgono come interpretazione autentica. Una scelta di governance che dovrebbe permettere un maggiore controllo ed evitare che le nuove regole possano essere aggirate a livello territoriale.

Un rischio sempre presente quando vengono mosse somme per miliardi di euro.

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