Finanziamenti ai teatri, si cambia Sgarbi: «Occorre rivedere i criteri»

Oggi incontro per decidere le convenzioni con le 14 sale cittadine

Cambiamenti in vista per i teatri milanesi. Questa l’intenzione dell’assessore alla cultura Vittorio Sgarbi che ha organizzato per oggi un incontro con una cinquantina di operatori dei teatri cittadini. All’ordine del giorno la revisione dei criteri per la convenzione scaduta lo scorso anno e che deve essere rinnovata. Ecco allora che l’assessore e il direttore del settore spettacolo Antonio Calbi, già direttore dell’Eliseo di Roma, hanno colto la palla al balzo. «Vogliamo rivedere i criteri per le convenzioni dei teatri cittadini. Vi è un esubero di creatività, un esubero che spesso va mantenuto - ha dichiarato Sgarbi, che si è dato come priorità per il suo prossimo anno di sistemare la questione teatri a partire dagli Arcimboldi - e chiamati a mantenerlo siamo noi che siamo amministratori pubblici. Quello di domani (oggi per chi legge, ndr) sarà un confronto in cui noi imporremo nuovi criteri di contribuzione pubblica al sistema teatrale: diremo loro cosa vogliamo a fronte della loro richiesta di fondi».
Le convenzioni, a carattere triennale, non sono altro che finanziamenti che il Comune eroga a 14 sale cittadine, che producono spettacoli «classici», da cui si esclude dunque il cabaret e musical. Complessivamente, dunque Palazzo Marino versa 1 milione 321mila euro ogni anno a teatro Gianni e Cosetta Colla, Associazione Grupporiani, teatro Out Off, Quelli di Grock, Teatro Libero-teatri possibili, Filodrammatici, C.R.T. Centro di ricerca per il teatro, Franco Parenti, Teatridithalia, Litta, Teatro del Buratto, Carcano, Elsinor, Fontanateatro, Compagnia Teatro de Gli incamminati. Non ci si stupisca che dalla lista sia rimasto fuori Il Piccolo, non è certo frutto della distrazione: essendo teatro stabile di Milano il Piccolo è soggetto a una legge statale legata al Fus in base alla quale Regione, Provincia e Comune sono tenuti a concorrere alle spese di gestione. Ogni anno, dunque, la sala di largo Greppi riceve 4,5 milioni di euro dalle tre istituzioni, mentre quasi il doppio tocca al Teatro alla Scala.
Nel 2000 si è deciso di introdurre i finanziamenti dei criteri di valutazione che permettessero di distribuire i contributi in maniera oggettiva e consapevole e non a scatola chiusa. Ogni sala ogni anno compila un questionario, articolato in 55 punti (criteri di valutazione), in base al quale ottiene un punteggio. A questo di aggiunge un punteggio per la storia e la tradizione che vanta il teatro. Dalla sommatoria dei punti viene infine stabilito il contributo che spetta a ognuno. Nel 2003 l’assessore alla cultura Salvatore Carruba mette un altro paletto: criteri preliminari per poter accedere ai finanziamenti. Adesso è Vittorio Sgarbi a inaugurare il New Deal con il ribilanciamento dei criteri delle convenzioni.
New Deal temuto dai rappresentanti dei teatri, che nonostante le difficoltà economiche e non solo, riescono ad attrarre ogni anno un milione e mezzo di milanesi, supportato dal consiglio comunale tutto.

I consiglieri di maggioranza e opposizione, per una volta uniti, hanno presentato un ordine del giorno dal titolo “Valorizzazione dei teatri milanesi” in cui si legge: «Il consiglio comunale propone la revisione dei criteri per l’erogazione dei contributi, anche attraverso consultazioni con gli operatori e le associazioni di categoria del settore, secondo una griglia di criteri fondati sulla managerialità, capacità produttiva, investimento in promozione, sull’innovazione e il sostegno alle nuove generazioni, sulla capacità progettuale complessiva, piuttosto che sulla storicità». La partita è tutta da giocare.

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