Finanziaria, braccio di ferro sugli aiuti alle famiglie

Il ministro del Welfare: «Questa manovra è la giusta conclusione di un governo riformista»

da Roma

Già lo chiamano «il miliardo della discordia». Sulle misure a sostegno della famiglia, quantificate in un miliardo e 142 milioni di euro ma non specificate nel dettaglio, si apre una partita interna nella maggioranza e uno scontro esterno con l’opposizione e i sindacati. Per evitare problemi durante la discussione in Consiglio dei ministri, Giulio Tremonti ha deciso di far confluire l’intero stanziamento in un Fondo «famiglia e sviluppo» da circa 4 miliardi di euro, mentre le misure saranno inserite nel maxi-emendamento che arriverà probabilmente durante l’esame della Finanziaria alla Camera. C’è, dunque, oltre un mese di tempo per trovere le intese. Mentre già martedì, al Senato, Tremonti illustra le linee-guida della manovra 2006.
Dopo aver protestato vivacemente per il taglio ai trasferimenti agli enti locali, ora centrosinistra e sindacati puntano sull’esiguità degli stanziamenti per la famiglia, le fasce meno abbienti e il Sud. «I tagli li conosciamo, mentre le misure a favore della famiglia e delle fasce più deboli restano nel vago; e comunque sono insufficienti», attacca in tivù Guglielmo Epifani, segretario della Cgil. Per la Cgil, inoltre, «la manovra allarga la forbice fra Nord e Sud, visto che non prevede quasi nulla per lo sviluppo del Mezzogiorno in termini economici e sociali». Il «sì» di Confindustria al taglio degli oneri sociali ha molto irritato Cgil-Cisl-Uil. Mentre il parlamentare comunista Marco Rizzo, definisce la Finanziaria «demagogica e priva di misure strutturali efficaci».
Il capitolo famiglia e sviluppo è delicato, alla vigilia di un voto politico. Parlando con i suoi, Tremonti si dice convinto d’aver evitato una Finanziaria dal sapore elettorale. Il «ministro-Cincinnato», richiamato in extremis alla guida dell’Economia, sa d’essere forte all’interno della coalizione; e riesce così a frenare le richieste. Si racconta, per esempio, di un colloquio telefonico teso, nella notte fra venerdì e sabato, con Gianni Alemanno, che Fini ha incaricato di seguire la partita della Finanziaria a nome di Alleanza nazionale. Alemanno ha insistito sino all’ultimo sulla nuova tassazione delle rendite finanziarie, per trovare risorse aggiuntive per famiglia e sviluppo, ma anche sul finanziamento degli stipendi ai forestali calabresi. Fini, quindi, ha dovuto rattoppare gli strappi.
Le proposte dei partiti di maggioranza dovranno essere valutate collegialmente. La Lega Nord, come conferma il ministro del Welfare Roberto Maroni, punta sul «bonus secondo figlio» che cercherà di rendere retroattivo al 2005 visto che, spiega lo stesso ministro, «molte coppie che hanno avuto un figlio all’inizio dell’anno, e credevano di avere il bonus, sono rimaste deluse». Il provvedimento costa 500 milioni, un po’ meno della metà dell’intero stanziamento.

L’Udc è partita sollecitando il quoziente fiscale familiare, ma dovrà accontentarsi di molto meno. Anche sul fronte dei finanziamenti allo sviluppo, le richieste sono molte ma, come ha ben spiegato lo stesso Berlusconi, la coperta è corta e bisogna accontentarsi.

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