Caro Direttore,
poche settimane fa lonorevole Massimo DAlema fece scalpore, spiegando al mondo intero che il suo partito, il Pci-Pds, aveva sbagliato a cavalcare londata giustizialista della magistratura che allinizio degli anni Novanta provocò la distruzione dei partiti storici dItalia.
Alla lettura di quelle dichiarazioni, fatte così, semplicemente, in quattro e quattrotto, avevo sorriso, e mi era venuto di paragonare DAlema a quel terrorista che, per giustificarsi di aver fatto saltare in aria un palazzo, dice di aver sbagliato numero civico.
Le cose serie, tragiche, si dicono col tono giusto, nei luoghi appropriati e col turbamento che la maturazione di una tale convinzione dovrebbe comportare.
Non nascondo, però, che un piccolissimo dubbio mi era rimasto dentro. E se lonorevole DAlema si fosse finalmente deciso a pronunciare parole di verità su una delle pagine più drammatiche della nostra storia repubblicana?
Passano alcuni giorni, ed ogni dubbio svanisce. Ma quale verità, quale autocritica, quale pentimento!
Lonorevole DAlema si augura che il presidente Berlusconi non torni più da Panama. Il lupo perde il pelo, ma non il vizio. Liberarsi degli avversari con mezzi non politici si rivela per DAlema unattrazione irresistibile. È come la tossicodipendenza: la puoi controllare, ma ti resta attaccata addosso tutta la vita. Ieri ha trovato il finanziamento illecito della politica, di cui il suo partito era un campione, per liberarsi di Craxi e dei socialisti; oggi è ridotto ad invocare la provvidenza.
* Sottosegretario agli Esteri
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