Roma - E fiducia fu. La legge finanziaria per il 2007, con le sue contraddizioni, la sua correzione del deficit, le sue misure per lo sviluppo; ma anche le sue tasse, i suoi tagli, le sue proteste, le sue prescrizioni per i reati contabili, ha ottenuto la fiducia della Camera. E con essa i 35 miliardi di manovra, di cui 27 di maggior prelievo fiscale. È la terza fiducia sulla manovra in 81 giorni di sessione di bilancio: la seconda di Montecitorio. A votarla sono stati in 337 deputati, 262 i voti contrari.
La legge votata, infatti, contiene ancora la norma sulle prescrizioni dei reati contabili. Il governo conferma la volontà di cancellarla, ed ha già scelto lo strumento del decreto legge. Ma non lo varerà il Consiglio dei ministri di oggi. Bensì quello in programma per il 27 dicembre prossimo. Quindi, la manovra verrà pubblicata con le prescrizioni. Tanto basta per esaltare l’insoddisfazione dell’Italia dei Valori. «Con questa Finanziaria non solo vengono salvati ladri, ma nemmeno vengono tagliati i costi della politica che avevamo chiesto», dice il rappresentante di Di Pietro incaricato ad annunciare il voto finale del gruppo.
Gioca sull’ironia e tira fuori un discorso di Padoa-Schioppa di due anni fa, Antonio Martino. L’ex ministro della Difesa, a nome di Forza Italia, ricorda al titolare dell’Economia quel che disse a Francoforte il 21 ottobre 2004 nella veste di membro del comitato esecutivo della Bce. In quell’occasione si parlava del regime fiscale dei Paesi dell’allargamento. «Se le aliquote fiscali basse dei nuovi Stati membri - ricorda Martino citando alla lettera il discorso di Padoa-Schioppa - indurranno tutti i Paesi dell’area euro a riformare il sistema fiscale, questo sarà tutto a nostro vantaggio». «Inutile chiedersi - prosegue Martino - cosa abbia indotto il dr. Padoa-Schioppa, una volta diventato ministro, a dare vita ad una Finanziaria che, in nome dello sviluppo, aumenta il carico fiscale. La sua conversione è assolutamente incomprensibile».
E la paragona a quel che avvenne a Gaetano Donizetti. «Si racconta che mentre stava picchiando, non si sa perché, la propria moglie, il compositore, folgorato dall’ispirazione, interruppe quella poco lodevole attività e compose “tu che a Dio spiegasti l’ali o bell’alma innammorata”». Martino si sofferma anche sui contenuti della manovra. In modo particolare, sulla norma che prescrive i reati contabili. «Non credo che Prodi o Padoa-Schioppa volessero realmente introdurla. Ma come può quindi il governo chiedere la fiducia su un provvedimento di cui non conosce il contenuto?».
La difesa d’ufficio della manovra tocca a Dario Franceschini. Non una parola sui contenuti. Ma tutto l’intervento concentrato sulla necessità di una riforma dell’iter parlamentare delle leggi di bilancio. Una manovra con 1.365 commi, infatti, non s’era mai vista.
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