Finanziaria, retromarcia sul cuneo fiscale

Allo studio l’ipotesi di pagare le grandi opere con il 65% del Tfr. Tasse, salta la riforma: aliquota al 43% sopra i 70mila euro

Gian Battista Bozzo

da Roma

La manovra economica 2007 si sposta, giorno dopo giorno, sul versante delle tasse. Tanto che vacilla persino il moloch elettorale del centrosinistra: il taglio del cuneo fiscale. A Luca di Montezemolo il governo ha prospettato un intervento in due tranche, parte all’inizio e parte a metà dell’anno, con il risultato che per il 2007 costerebbe 6 miliardi anziché i 9 previsti. Il ridimensionamento del cuneo è stato confermato dal ministro Vannino Chiti e dal sottosegretario all’Economia Nicola Sartor nel corso di un incontro, in via XX Settembre, con i parlamentari dell’Unione. «La riduzione del cuneo fiscale è centrale per la crescita: valuteremo il governo in base ai provvedimenti che adotterà» commenta la Confindustria in una nota preoccupata, a conclusione del Direttivo. Il presidente degli industriali più tardi precisa che l’ipotesi delle tranche «potrebbe andare bene purché sia di 5 punti e avvenga nel 2007». Stasera, a palazzo Chigi, il governo incontrerà le parti sociali.
Cuneo in 2 tranche. L’ipotesi delle due tranche è confermata da Sergio D’Antoni. «Stiamo valutando varie ipotesi, fra cui questa», dice il viceministro dello Sviluppo. Mentre per il segretario ds Piero Fassino si tratta soltanto di «voci infondate». Si fa strada l’ipotesi di una prima «fetta» da corrispondere fra gennaio e marzo, e una seconda fra giugno e agosto. Il minor impegno, per il solo 2007, è di 3 miliardi.
Manovra fifty-fifty. La rinuncia, seppur parziale, al cavallo di battaglia elettorale unionista testimonia l’estrema difficoltà in cui si dibatte il governo, a quarantott’ore dal varo della legge finanziaria. I tagli di spesa si stanno rivelando ardui. La composizione della manovra da 30 miliardi - nata con due terzi di tagli e un terzo di maggiori entrate - si è già spostata sul fifty-fifty: 15 miliardi di risparmi, 15 di fisco. In realtà, gran parte dei cosiddetti tagli sono aggravi per i cittadini: ticket sanitari sul pronto soccorso (500-600 milioni), incrementi delle imposte locali (addizionali Irpef e Irap, tasse di scopo), aumento dei contributi previdenziali per gli atipici e gli autonomi, contributo aggiuntivo del 3% a carico delle «pensioni d’oro». Dell’età pensionabile si discuterà una volta passata la sessione di bilancio.
Tfr nel mirino. Fra le novità della penultima ora in materia previdenziale, si annuncia una sorta di «esproprio» di una fetta consistente (il 65%) del Tfr futuro, da versare in un fondo apposito costituito presso la Tesoreria dello Stato e gestito dall’Inps: le risorse verrebbero destinate a finanziare opere pubbliche, ed è prevista una compensazione per i maggiori oneri finanziari sostenuti dai datori di lavoro. Il ministro del Lavoro Cesare Damiano conferma inoltre la chiusura di una «finestra» d’uscita per pensionamenti d’anzianità delle quattro previste per il 2007. Vanno avanti i negoziati con le autonomie locali per ottenere qualche risparmio sulla spesa periferica, ma senza grandi speranze di successo. Quanto al pubblico impiego, e in particolare alla scuola, Tommaso Padoa-Schioppa e i suoi tagli appaiono in ritirata. Il segretario della Uil, Luigi Angeletti, ricorda al governo che per i contratti pubblici ci vogliono 3,7 miliardi di euro, «altrimenti sarà sciopero».
Ok 43% oltre 70mila euro. Giocoforza, in queste condizioni, la manovra si trasferisce sul fronte del fisco. È confermata la «ristrutturazione», ovvero la cancellazione, del secondo modulo della riforma Tremonti, con l’aumento delle tasse a partire dai tremila euro di reddito netto mensile (aliquota del 43% sopra i 70 mila euro lordi annui al 43%, con il rischio del 45% dai centomila euro in poi su cui insiste la sola Rifondazione). «Un’aliquota del 43% a partire da 70mila euro per me va benissimo, se è redistribuita verso il basso», dice il ministro del Lavoro Cesare Damiano (Ds). La reintroduzione della tassa di successione e l’aumento del prelievo sulle rendite finanziarie saranno probabilmente inseriti in un provvedimento «agganciato» alla Finanziaria.

Il gettito ipotizzato è di circa 3 miliardi di euro, e deriva quasi per intero dall’aumento al 20% dell’aliquota sulle rendite finanziarie. E Pierluigi Bersani annuncia che, nella Finanziaria, troverà posto la norma che sterilizza l’imposta sulla benzina dai nuovi aumenti dei carburanti.

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