La fine di un campione Litiga con la moglie e cade giù dal balcone

La corsa è finita. Sic transit gloria mundi... Giù da un balcone, mentre insegui tua moglie per dirle: «No, non è così come ti sembra...». O scappi dal letto in cui ti ha appena pescato con l’amante. E non trovi altra salvezza che buttarti di sotto, spiegare niente a nessuno. Giù da un primo piano. E la faccia si spiattella a terra, il sangue ti colora il viso, le luci saltano, buio, fine, morte, addio. Forse eternità.
E chissà cosa ne sarà della medaglia d’oro che ne aveva fatto un’icona dell’Africa che corre, quella della Rift Valley, dove i ragazzi senza scarpe inseguono sogni sull’altipiano. Samuel Wanjiru era una medaglia d’oro, l’ultima della maratona olimpica: incoronato a Pechino nel 2008, momento storico per il Kenya che mai aveva avuto un re nella corsa più antica e tradizionale dei Giochi. Non ci sarebbe stato altro a cancellare la gloria, l’oro olimpico resta nella vita, non è a tempo come un campionato del mondo. Invece Sammy se l’è giocata male. A 24 anni chiedi di più, quando scopri il mondo. Era un ragazzo, diciamo, effervescente. Uno che si tiene un AK-47, più semplicemente un kalashnikov, fra le mani, per litigare con la moglie, non è del tutto normale. Quella volta lei prese un gran spavento: litigano, lui s’innervosisce e tira fuori l’arma. Segue denuncia di lei per tentato omicidio. Samuel nega tutto (e ti pareva...) e racconta una versione totalmente diversa. Eppoi chissà, l’amore!, quando marito e moglie si ritrovano davanti ai giudici, lei, Triza Njeri, una bella ragazza con i capelli raccolti a treccioline, un sorriso pieno e sereno, dichiara appianate le divergenze. Perciò fine della causa.
Incidentalmente, con il calcio del fucile, Samuel colpì anche la sua guardia giurata. Lo scoprirono in stato di ebbrezza. La polizia lo denunciò per possesso illegale d’arma. Ma c’è da capirlo. Nato a Nyahururu, una villaggio sulla linea dell’Equatore a 70 km da Eldoret, 150 km da Nairobi, Samuel era abituato alle guerre tribali delle sue terre. Si era costruito un villa difesa da filo spinato elettrico. Ci viveva con moglie e due figli. Eppure, nell’autunno di due anni fa, ha subito l’assalto di un gruppo di banditi che volevano rubargli medaglia d’oro e i 30mila dollari del premio olimpico. Si, insomma, da quelle parti c’è da stare sempre in guardia. Anche dalle improvvisate della moglie.
In casa i cocci erano stati aggiustati. Solo aggiustati. Federico Rosa manager italiano, che con Gabriele Rosa, il dottore-allenatore bresciano, ha svezzato decine di atleti africani, e fra questi Wanjiru, conosceva la condizione familiare. «Una situazione che Samuel stava cercando di risolvere. Ma avevano due figli e per questo stavano ancora insieme». Stavolta, intorno alle undici della sera, Sammy è stato pescato dalla consorte mentre se la spassava a letto con l’amante. La signora si è imbufalita, è scoppiato il solito litigio. É bastato chiudere i due maledetti nella camera, portandosi dietro la chiave, per far più danni di un colpo di pistola. O di fucile. A quel punto Wanjiru è corso fuori dal terrazzo ed è volato giù dal balcone. Voleva rincorrere la moglie o suicidarsi? La polizia si è posta la domanda senza trovar risposta. Federico Rosa lo esclude. «Ci eravamo visti 10 giorni fa ed era tutto sotto controllo. Il suicidio è da escludere». Il trasporto all’ospedale è stato inutile, Samuel perdeva sangue dal naso e dall’orecchio. Qualcosa si era rotto dentro.
Wanjiru aveva vinto abbastanza e bene: la maratona di Londra, due volte quella di Chicago, l’ultima nell’ottobre scorso, prima di fermarsi per un problema al ginocchio. Capita che quando vinci cominci a perdere. É stata la sua storia. A 15 anni sempre di corsa sull’altipiano, a 16 via a Sendai, in Giappone, per studiare, imparare e costruirsi un futuro da corridore. Poi l’oro che avrebbe cambiato la vita. Una vita di corsa che, quest’anno, aveva rischiato di finire sotto un camion. Questa volta in auto.

Wanjiru era a bordo della sua Lexus, sterzata per evitare il camion e auto in poltiglia. Nelle favole africane, Wanjiru è una ragazza lasciata in preda delle sabbie mobili perché lo stregone provocasse la pioggia per salvare il popolo. Nella realtà è un ragazzo che ha buttato via la sua favola.

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