Cronaca locale

Fine settimana rovente, tornano afa e umidità

Ancora raccomandazioni: bere in continuazione e non uscire nelle ore calde. Un occhio di riguardo per anziani e bambini

Fine settimana rovente, tornano afa e umidità

Alessandro Ruta

Prepariamoci ad un caldissimo week end estivo, con prevalenza di cielo sereno e qualche sporadica spruzzata di pioggia. Già in questi giorni a Milano i termometri hanno toccato quota trentaquattro gradi, ma il peggio, come si dice in casi del genere, deve ancora arrivare. Domani, ad esempio, la temperatura massima in città sarà di trentasei gradi, come prevede il Centro Epson. Con un tasso del quaranta per cento di umidità, che ci farà percepire anche fino a trentanove gradi. Non ancora quaranta gradi, la cifra che utilizziamo tutti come simbolo del caldo afoso e insopportabile, ma per il nostro corpo non è che cambi granché. Ancora un paio di giorni di sofferenza, prima che arrivi una piccola tregua. Nella notte tra venerdì e sabato, infatti, una perturbazione porterà qualche temporale sulle Alpi e sulle Prealpi lombarde. Su Milano faranno capolino alcune nuvole che abbasseranno le temperature massime di tre gradi, ma lasceranno pressoché invariata la sensazione di afa, perché il tasso di umidità crescerà fino a oltre il quaranta per cento.
Decisamente meglio sarà la giornata di domenica, quando il termometro segnerà trentadue gradi e il tasso di umidità scenderà in maniera decisa, facendoci sentire sul corpo una temperatura di «soli» trentasei gradi. Da lunedì, poi, la situazione si manterrà stabile intorno ai trenta gradi.
Le raccomandazioni, è sempre bene ricordarlo, sono di non uscire nelle ore più calde, tra mezzogiorno e le tre di pomeriggio, bere molto e mangiare frutta e verdura. Questo vale soprattutto per anziani e bambini, le persone più a rischio.
A preoccupare è anche il livello d’inquinamento. Solo qualche giorno fa, il 23 luglio, la situazione era ampiamente sotto controllo, con le polveri sottili nell’aria che avevano toccato i quindici microgrammi per metro cubo. Nel giro di pochi giorni, però, si era già arrivati a trentanove microgrammi. Martedì sera, a confermare la tendenza, c’è stato un ulteriore incremento: quarantadue microgrammi per metro cubo. Tenendo conto che la soglia d’attenzione è rappresentata da quota cinquanta, ecco che cominciano le preoccupazioni. Le previsioni non sono molto rosee. D’altronde, come dicono al Centro Epson, «siamo in una fase statica». In poche parole, non c’è un filo di vento in giro e l’aria non circola. Basta un piccolo inquinante per far impennare gli indici. Ed è sufficiente una leggera impennata dei consumi elettrici per provocare un black out, come è successo già a giugno e a inizio luglio.
Come sembra lontana settimana scorsa, quando tra nubifragi notturni e cielo coperto sembrava che fossero terminati i giorni della sofferenza dovuta al caldo. Invece, ecco di nuovo gli osservatori a lanciare l’allarme, anche se i meteorologi lo avevano previsto.
Il tutto mentre la siccità in generale non dà tregua soprattutto ai fiumi, sempre più in secca. Il livello dell’Adda non è sceso in questi giorni, mentre giusto ieri il Po ha fatto registrare il punto più basso dell’anno, con meno sette metri e cinquanta centimetri sotto lo zero idrometrico.

Quasi come il record assoluto, stabilito due anni fa, con meno sette metri e settantadue centimetri.

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