Alla fine si fa come dice il Comune

«Gli immigrati? Per loro una cena speciale di Capodanno»

Non più notti al gelo (ieri termometro a meno 5), ma nemmeno provocatori bivacchi nel cuore delle istituzioni, tipo l’aula del consiglio provinciale a Palazzo Isimbardi. Il Comune vince il suo braccio di ferro e i «rifugiati» di via Lecco accettano finalmente le proposte messe sul tavolo dall’assessore Tiziana Maiolo. Grazie anche all’intervento deciso del prefetto Gian Valerio Lombardi e del questore Paolo Scarpis, il gruppo degli extracomunitari sarà suddiviso nei diversi centri di accoglienza predisposti da Palazzo Marino. I 67 sudanesi in viale Ortles, i 98 eritrei divisi fra via Pucci (48) e via Anfossi (50). Altri 12 saranno ospitati in via di Breme, mentre le donne andranno in via Sammartini.
Sono passate già le nove. È quasi notte quando i bus dell’Atm cominciano a far la spola da piazza Duomo. La tensione cala e nessuno più nemmeno ricorda quante sia durato il sit in. Ore attraversate dal fuoco incrociato di Provincia e Comune forse mai così lontani. «La situazione non si sblocca - spara in serata il sindaco Gabriele Albertini - nonostante sia stata offerta dal Comune un’ampia gamma di dignitosissime sistemazioni. Condivise dalle associazioni, ma rifiutate pretestuosamente». Accenno per nulla velato al sospetto che la protesta sia stata da qualcuno montata ad arte. E che qualcun’altro abbia poi deciso di cavalcarla.
Rifiuta le critiche il dirimpettaio. «Voglio sottolineare - assicura Penati già a metà pomeriggio in un comunicato ufficiale - che l’accoglienza data mercoledì notte a Palazzo Isimbardi è stata un intervento di carattere umanitario emergenziale che non potrà essere ripetuto». Difesa dopo gli attacchi del centrodestra, ma anche risposta a qualche mugugno levatosi tra le sue fila.
Le nubi, ora, si spostano sull’orizzonte futuro. Già ipotecato dalle promesse messe per iscritto da Penati. Che parla già della «ricerca di individuare una soluzione di medio-lungo periodo da attivare entro il 10 gennaio prossimo». Tra le ipotesi torna quella di utilizzare la scuola di via Saponaro. In cui, come ammesso da Penati, già dall’altro giorno è stato messo in funzione l’impianto di riscaldamento (a spese di chi?) per essere eventualmente in grado di accogliere tempestivamente gli extracomunitari. Ma ora, dopo le barricate di Palazzo Marino, la partita si sposta. «Ci impegniamo - assicura Penati - a sciogliere il comodato d’uso che lega la Provincia alla scuola di via Saponaro restituendola al Comune di Milano, in modo che anche questa soluzione possa essere considerata tra le soluzioni di medio-lungo periodo possibili». Ipotesi nemmeno presa in considerazione dalla giunta comunale. «È chiaro - ragiona Penati in serata - che non è che noi dobbiamo cercare loro una casa, ma vivere in container di piccole dimensioni va bene solo per alcuni giorni. Poi, sul medio e lungo periodo, vanno bene i dormitori».
«Siamo responsabilmente tornati alla prima ipotesi che era quella disegnata dal Comune - le parole del capogruppo di Forza Italia Manfredi Palmeri -. Le finte mediazioni di Penati andavano bene per le pagine dei giornali, non per risolvere i problemi di questi poveri donne, uomini e bambini.

La strada giusta era quella indicata dal Comune e implicitamente l’ha ammesso anche Penati». L’emergenza rientra. Senza dimenticare. Almeno per ora. Attenti a non dimenticare che nella nostra tradizione nulla è mai così definitivo come il provvisorio.

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