da Pristina
Si è conclusa ieri sera a Tirana la due giorni balcanica del vicepremier e ministro degli Esteri Gianfranco Fini. Dopo la tappa nella capitale albanese, il capo della Farnesina è rientrato a Roma. Martedì, a Belgrado, Fini aveva incontrato il presidente della Serbia Boris Tadic, il premier Vojislav Kostunica e il ministro degli Esteri Vuk Draskovic. Al centro dei colloqui belgradesi la marcia di avvicinamento serba alla Ue e la delicata questione del Kosovo, la provincia autonoma serba a maggioranza etnica albanese, maggioranza che punta allindipendenza.
A Pristina, capoluogo kosovaro, dove è giunto ieri, Fini ha dovuto rinunciare al previsto incontro con il presidente, lo scrittore Ibrahim Rugova, che la sera precedente aveva avuto un collasso ed ora è assistito nella sua abitazione, nella quale è stato allestito un centro clinico demergenza. Le condizioni di salute del paziente vengono definite gravi dai medici. Nei colloqui avuti con le autorità locali, il nostro ministro degli Esteri si è mostrato molto cauto nei confronti delle aspettative degli attuali e temporanei dirigenti di etnia albanese del Kosovo.
«Lindipendenza non è stata già decisa», ha detto Fini e ha aggiunto che questa, «a certe condizioni, può essere lesito del negoziato. Ma le autorità di Pristina devono con comportamenti coerenti dimostrare di potere garantire allautorità internazionale il rispetto degli standard democratici». La posizione di Belgrado è la seguente: «Qualcosa di più dellautonomia, qualcosa di meno dellindipendenza».
Nel «Villaggio Italia», a Pec, il capo della Farnesina ha incontrato i militari del contingente italiano nel Kosovo, inquadrati nella missione Kfor.
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