Roma - "Il governo ha deciso di far entrare
non come clandestini tutti coloro che vogliono entrare e questo
comporterà mille problemi", Gianfranco Fini, leader di An,
critica il disegno di legge Amato sull' immigrazione varato ieri
dal consiglio dei ministri.
"Mi sembra - spiega Fini - che il governo giochi un po' con
le parole partendo dal presupposto che in Italia ci sono tanti
clandestini, cosa vera ma non certo per il fallimento della
nostra legge, ma perché in molti casi la magistratura non dà
corso alle espulsioni".
Secondo il leader di An, ora "ci saranno tanti clandestini
che verranno in Italia, o con lo sponsor, o dichiarando di
essere in grado di sostenersi economicamente, cercheranno lavoro
e non lo troveranno e saranno così costretti a vivere di
stenti, o a delinquere. Quello che trovo ridicolo - aggiunge
Fini - è la reintroduzione della figura dello sponsor, che è
prevista nella Turco-Napolitano e che si rivelò un
fallimento".
Il leader di An difende quindi la Bossi-Fini: "Il pilastro
della nostra legge - dice - continua ad essere il tema dell'
integrazione: viene chi ha un lavoro e non chi lo cerca". Ma il
leader di An individua un elemento positivo nel provvedimento di
legge varato ieri: "La cosa che trovo positiva nella riforma -
conclude - è che per alcune categorie, come le badanti e le
colf, era giusto adottare un correttivo".
La Lega: "Venderemo cara la pelle" Attacca con duerra anche l'ex ministro leghista Roberto Calderoli: "La proposta di legge del Governo
che va a modificare la Bossi-Fini ricorda molto la legge
sull'indulto". Così come a suo tempo a fronte
del sovraffollamento delle carceri, si risolse il problema
mettendo in libertà i delinquenti, così oggi si vuole
risolvere la questione degli immigrati clandestini dichiarandoli
regolari per legge".
"Il Governo, dopo aver sostenuto l'indulto, si appresta a
commettere l'ennesimo delitto contro l'ordine pubblico e la
sicurezza. E' possibile che la proposta in oggetto sia una legge
manifesto come tante altre, che mai diventeranno legge, come
viene testimoniato dalla previsione di un diritto di elettorato
attivo-passivo che si acquisirebbe dopo cinque anni, che è in
totale contrasto con la nostra Costituzione. La Costituzione
prevede, infatti, tale diritto solo a cittadinanza acquisita
senza differenziarlo per le elezioni amministrative rispetto a
quello per le politiche".
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