Ma Fini e Prodi difendono l’Ue

da Roma

Sul no al partito unico voluto da Berlusconi, ma soprattutto sulla linea anti-europeista rilanciata da Bossi si concentrano le reazioni politiche sull'annuale raduno leghista. E sul no all'Europa e all'euro piovono sia le critiche del centrosinistra sia i distinguo della maggioranza. A partire dal ministro degli Esteri Gianfranco Fini, secondo il quale «l'Europa vive un momento difficile, ma la difesa degli interessi nazionali non può avvenire al di fuori di un contesto più ampio». Per Fini dunque «è profondamente sbagliato pensare che il futuro, non solo italiano, ma anche degli altri Paesi, sia al di fuori dell'integrazione europea».
Ma sulle parole di Bossi piovono soprattutto le critiche del centrosinistra, con Romano Prodi che scende in campo a difesa dell'Ue. «Se l'Italia è ancora un paese moderno - ammonisce il leader dell'Unione - è perché è diventato moderno con l'Europa. Noi fuori dall'Europa saremmo triturati dal grande cambiamento del mondo di oggi». Prodi non ha dubbi: «Solo l'Europa può salvare l'Italia».
Da Forza Italia Sandro Bondi interviene, senza nominare la Lega, sottolineando che la Cee prima e l'Ue poi «non sono state nei decenni scorsi un fallimento: prima di tutto perché hanno garantito ai cittadini europei decenni di pace e libertà e poi di prosperità economica. Dimenticarsi cosa fu l'Europa prima del processo di integrazione e cosa divenne dopo sarebbe un grave errore».

Maurizio Gasparri da An non si dichiara scandalizzato per la presa di posizione leghista: «In una fase in cui l'Europa è in crisi va anche bene che qualcuno urli». Paradossalmente Gasparri legge nella proposta di ritorno alla lira «un ritorno patriottico» della Lega.

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