Anna Maria Greco
da Roma
Prodi? «È più noioso del Festival di Sanremo». Gianfranco Fini apre, da Latina, una giornata piena di bordate al Professore. E non è lunico ad attaccare il leader dellUnione. Per Giulio Tremonti, sul fronte internazionale Prodi «non è né protezionista né europeista: è allo sbando».
Ma torniamo al presidente di An, che nella manifestazione di apertura della campagna elettorale, presente anche Assunta Almirante, paragona Prodi a Schroeder. Lex cancelliere tedesco «sapeva di perdere, ma non si è alleato con la sinistra radicale», mentre il Professore da questala estrema si fa condizionare. «Si preoccupa - dice Fini - della presunta pagliuzza nel nostro occhio e non vede la trave che ha nel suo: ci sono più falce e martello nella coalizione di Prodi che in tutto l'ex impero sovietico».
Il vicepremier insiste sulla credibilità conquistata dal nostro Paese, che oggi è «rispettato a livello internazionale perché quando prende un impegno lo mantiene».
Ma se vincesse il centrosinistra per Fini si tornerebbe «all'Italietta», e già in passato Prodi è andato «a casa proprio su una questione internazionale». Sarebbe, per dirla in altre parole, un ritorno a una «minestra riscaldata» anche per altri versi. «A Bruxelles si guarda alla legge sull'immigrazione italiana come a un modello», mentre la ricetta che propone Prodi labbiamo già conosciuta. «Meglio - dice Fini - andare avanti con le riforme avviate dalla nostra coalizione».
Proprio sul terreno europeo sono le critiche a Prodi di Tremonti. In particolare, per l'invito a «bloccare le banche», dopo le tensioni con la Francia per la fusione tra Gdf e Suez che ha bloccato Enel. Il leader dellUnione, sottolinea il ministro dellEconomia, «dopo aver predicato per 10 anni le regole europee, ci ha messo 10 giorni per chiedere di violarle». Tremonti è preoccupato per le sorti dell'Unione europea: «Se va avanti così, l'Europa diventa un'area di libero scambio». E il ministro invita la Commissione Ue ad usare i poteri che ha per analizzare l'operazione voluta dal governo francese. «Se non lo fa, non solo l'Europa non va avanti (e si è già fermata in Francia con il referendum), ma fa un passo indietro ed entriamo in una situazione di grande crisi».
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