Roma «La legge è uguale per tutti e chi sbaglia deve pagare». Gianfranco Fini è a Locri per commemorare Francesco Fortugno, il vicepresidente del consiglio regionale della Calabria ucciso cinque anni fa. Fini parla a Locri ma per essere ascoltato a Roma. Il tema è quello della giustizia e il presidente della Camera non perde l’occasione per rinsaldare i paletti già piantati intorno alla trincea di Futuro e Libertà. L’impegno della politica, dice in sostanza Fini, è quello di dimostrare con i fatti che di fronte alla legge si è tutti uguali.
«La legalità è un abito mentale che impone di rispettare gli altri, le regole e se stessi», dice Fini. Non basta apprezzare «la magistratura, le forze di polizia e le persone oneste» ma «bisogna interpretare al meglio il concetto di legalità». Fini poi ricorda Fortugno sottolineando che «ogni volta che viene assassinato dalla mafie un cittadino, non è più un cittadino di destra o di sinistra, calabrese o lombardo ma un cittadino d’Italia, un simbolo» e guai a fare distinzioni «non ci sono vittime di serie A e di serie B, avere memoria di quelle vittime è già un azione di contrasto al crimine». Il presidente della Camera ascolta il procuratore nazionale Antimafia, Piero Grasso e Guido Calvi, membro laico del Csm, quando alludono criticamente alla riforma della giustizia messa in campo dall’esecutivo.
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