Fini mette la Camera sotto torchio: i deputati lavorano cinque volte di più

Nell’arco di due mesi le commissioni sono state convocate 315 volte contro le 59 della legislatura precedente. Indagini e audizioni passate da 5 a 28

da Roma

Ventiquattro sedute d’Aula, 135 ore e 13 minuti di dibattito. In due mesi. E Commissioni costituite dopo soli 24 giorni dall’insediamento ufficiale, avvenuto il 29 aprile. Partenza sprint per Montecitorio nella XVI Legislatura. Altro che ritardi e blocco legislativo.
È quanto emerge dall’analisi delle tabelle ufficiali elaborate dalla Camera. E basta confrontarle con i resoconti di due anni fa, relativi sempre ai primi sessanta giorni di attività, per notare l’evidente cambio di passo. Avviatosi, è giusto ricordarlo, grazie anche alla maggiore celerità con cui il governo guidato da Silvio Berlusconi si è presentato per il voto di fiducia (14 maggio), a un mese esatto dalle elezioni, rispetto a quello capitanato nel 2006 da Romano Prodi, che ottenne il via libera dell’Aula il 23 maggio (si andò alle urne il 9 e 10 aprile).
L’accelerazione portata avanti dal ramo del Parlamento presieduto oggi da Gianfranco Fini, salta fuori in maniera evidente sul versante Commissioni, formatesi ben 16 giorni prima rispetto alla precedente legislatura, quando lo scranno più alto era occupato da Fausto Bertinotti.
E se in un confronto virtuale tra i primi trenta giorni «operativi» i dati non si differenziano molto, in termini assoluti, invece, grazie al forte anticipo con cui i deputati hanno avviato quest’anno i lavori, nell’arco dei due mesi solari la musica cambia.
Si passa così da 59 sedute di Commissioni (periodo di riferimento 28 aprile-26 giugno 2006) a 315 (29 aprile-27 giugno 2008), da 57 ore e 30 minuti a 205 ore e 45 minuti. In entrambi i casi, nel computo vanno inseriti anche audizioni, comitati ristretti e dei nove, uffici di presidenza e incontri informali. Entrando poi nello specifico, si sale da 10 a 32 per le sedute in sede referente e da 5 a 95 in quella consultiva. Quasi sei volte maggiore poi l’attività conoscitiva (indagini, audizioni, comunicazioni del governo), che cresce da 5 a 28 sedute, mentre s’impennano da 1 a 14 le riunioni convocate per fornire pareri e rilievi sugli atti dell’esecutivo.
Insomma, si è lavorato di più. E lo si capisce anche confrontando i numeri relativi all’attività svolta in Aula. Doppio il numero degli incontri tra i vari capigruppo (prima 6, adesso 12) e delle sedute d’assemblea (13 nel 2006, 24 nel 2008), quasi triplo il tempo dedicato al dibattito da parte dei deputati (da 49 ore e 37 minuti si arriva a 135 ore e 13 minuti). Sei i decreti legge esaminati a Montecitorio, dove si sono avute in sessanta giorni 208 votazioni con procedimento elettronico: furono 8 due anni fa.
Altissimo il numero degli emendamenti: 897 presentati (779 da parte dell’opposizione, 84 dalla maggioranza, 9 dalle Commissioni e 22 dal governo), 165 votati, 26 approvati: nel 2006, anche se il dato si riferisce a un periodo più breve di 18 giorni, ne furono registrati solo 3 e nessuno arrivò al voto finale. A farla da padrone l’Italia dei Valori con 352 emendamenti, a fronte dei 305 del Pd e dei 119 targati Udc.

Tredici vengono dal gruppo Misto, 55 dal Pdl e 19 dalla Lega. È il Pd, invece, con i suoi 103 ordini del giorno, a primeggiare nella materia. Subito sotto, l’Idv ne sforna 85, l’Udc 28, il Pdl 34, la Lega 11, il Misto 6. Il totale fa 267.

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