Anna Maria Greco
da Roma
Par condicio sì, ma alla luce del nuovo sistema proporzionale. Gianfranco Fini riconosce che la legge di regolamentazione degli accessi in televisione dei politici in campagna elettorale serve, però aggiunge che «avrebbe dovuto tenere conto della mutata legge elettorale».
Il vicepremier e ministro degli Esteri parla alla trasmissione «Omnibus» su La7 e punta il dito su un eccesso: «Il rappresentante del più grande partito italiano - spiega il leader di An - ha lo stesso peso in tv del rappresentante dell'ultimo partito, quello della bistecca». Ormai tutto questo è «acqua passata», per Fini. Conta però che ci sia equilibrio da parte degli operatori dell'informazione e «moderazione» da parte degli uomini politici. Fini tiene anche a precisare che «nessuno ha voluto polemizzare con il presidente Ciampi». E aggiunge che «è una clamorosa sciocchezza» dire che le televisioni sono controllate da Berlusconi.
A chiarire i rapporti con il Quirinale è molto interessato anche Pier Ferdinando Casini. «Non c'è nessun equivoco con Ciampi. Anzi, sono contento che le mie dichiarazioni di ieri (lunedì, ndr) abbiano provveduto ad evitare ogni tipo di malinteso e abbiano espresso la stima e l'affetto di tutti gli italiani verso il capo dello Stato». Casini non parla solo a nome dellUdc, di cui è leader, ma di tutti i partiti della Cdl, «a partire da quello del presidente del Consiglio».
Insomma, per il presidente della Camera, «non c'è nessuna contrapposizione» sulla par condicio. Al massimo, «un giudizio diverso». E Casini difende il premier Berlusconi, dicendo che non è certo «lesa maestà che pensi una cosa diversa non solo da Ciampi, ma anche da quello che penso io». Pure questa è democrazia, conclude Casini, al di là di ogni ipocrisia. Ma non si può presentare quanto è accaduto come un inesistente conflitto, «al termine di una legislatura che è stata caratterizzata da una grande guida morale e istituzionale come quella di Ciampi».
Ieri è proseguita la corsa ad ostacoli nella commissione di Vigilanza Rai, verso il nuovo regolamento sulla par condicio. È stato approvato un solo articolo, il quarto di undici, ed è continuata la battaglia tra centrodestra e centrosinistra sugli emendamenti.
Il presidente della Vigilanza, Paolo Gentiloni, auspica che oggi si possa arrivare all'approvazione definitiva. «Ho avuto da tutti i gruppi - dice - rassicurazioni sull'intenzione di procedere speditamente all'approvazione del regolamento sulla par condicio. Certo, si discute. Ma questo fa parte delle regole democratiche».
Gentiloni ha mandato una lettera al vertice Rai, allegando quella che gli ha inviato il presidente Ciampi, in vista della riunione del Cda di oggi. «Sono certo che il consiglio damministrazione della Rai saprà dare seguito immediato ad un così alto richiamo», scrive. Per Gentiloni, insomma, la Rai deve considerare «questi dieci giorni che ci separano dall'entrata in vigore della legge sulla par condicio tutti da tenere sotto esame in maniera particolare».
Il direttore generale della Rai, Alfredo Meocci, commenta che «quello di Ciampi è un messaggio importante al quale la Rai non può non attenersi. Ma è quello che cerchiamo di fare, abbiamo sempre fatto e faremo sempre con maggiore precisione anche nei prossimi giorni, quando si entrerà nella fase calda della campagna elettorale».
Se Gentiloni è ottimista sullapprovazione del regolamento, il capogruppo di An in Commissione Alessio Butti è, invece, preoccupato per la «lentezza con cui procede il lavoro». Ieri la polemica ha riguardato due punti. Primo: le modalità di rappresentanza delle coalizioni e delle forze politiche nella partecipazione ai programmi di approfondimento in periodo di campagna elettorale, contenute in un emendamento della Cdl che poi è stato approvato. Secondo: l'opportunità di rendere noti i dati dei monitoraggi, con conseguente notizia da parte dei tg Rai, della presenza dei politici.
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