Roma«Io con quello mi ci incontrerei solo imbottito come un kamikaze, per farci saltare insieme», dice Gianfranco Fini a chi lo invita a tentare una ricucitura e a incontrare Silvio Berlusconi. Lantipatia ormai si estende a tutti quelli che sono rimasti con il Cav. Quando Fini è andato alluniversità di Foggia per inaugurare lanno accademico si è rifiutato di salutare il presidente della Provincia Pepe, reo di non averlo seguito nellavventura antiberlusconiana. Ma la stoccata più dura lha riservata ieri, questa volta da Bari, a Tremonti. «Il Pdl è diventato una pallida copia della Lega e la responsabilità della metamorfosi è di Tremonti».
Nessuna pace in vista, né ora né mai. Ma quel tanto di armistizio che basti a non far implodere tutto, sì: questo il presidente della Camera cercherà di assicurarlo, nei prossimi mesi. Non certo per amore dellattuale governo, però. La strategia che Fini ha in mente è articolata in tre tempi: evitare le elezioni anticipate nel 2011, usando lo spauracchio del Senato, dove laccordo «tecnico» già deciso da Fini e Casini può impedire a Berlusconi di ottenere la maggioranza nella prossima legislatura; guadagnare tempo prezioso per dare un minimo di radicamento a un partito che - il leader di Fli lo riconosce - «ancora non esiste»; e usare le elezioni amministrative di primavera per fiaccare definitivamente il premier. Per arrivare alle prossime politiche, che il presidente della Camera prevede non oltre il 2012, con un Cavaliere così in difficoltà da accettare quel che Fini (e Casini) puntano a ottenere: la rinuncia a ricandidarsi come premier. Gianfranco fa capire che quel posto spetta a lui: «Io candidato premier? In una democrazia la scelta la fanno gli elettori. Sarei ipocrita se mi tirassi indietro, ma ho realismo, senso della misura, piedi per terra». Ma ora tutto è troppo presto. Bisogna aspettare.
Per questo, pur sapendo che avrebbe dovuto scontare un contraccolpo di immagine, Fini ha dato mandato ai suoi di far andare avanti il lodo Alfano costituzionale (che tanto, una volta approvato in doppia lettura dovrà probabilmente essere sottoposto a referendum confermativo) e di attendere la sentenza della Consulta sul legittimo impedimento, che secondo le ultime voci potrebbe essere positiva: rassicurando Berlusconi sul fronte giudiziario si guadagna tempo. Senza però rinunciare a qualche sortita dorgoglio: «Credo sia interesse di Alfano coinvolgerci nella preparazione del ddl». E senza rinunciare a cavalcare lo stop arrivato ieri dal Colle: «Le valutazioni del capo dello Stato sono sempre sagge».
Quanto alle veementi proteste piovute dal fronte giustizialista su Fli per il lodo, Fini ha invitato i suoi a non farsi spaventare troppo. Sa che una fetta delle simpatie che gli hanno attribuito i sondaggi in questi mesi «vengono dalla sinistra anti-berlusconiana, e non sono destinate comunque a tradursi in voti per Fli». Meglio puntare a pescare consensi nellelettorato di centrodestra, anche concedendo qualcosa a Berlusconi se necessario.
Le amministrative sono in cima allagenda, perché possono trasformarsi in un test assai rischioso per il Pdl. In Campania manca un nome forte per Napoli, quelli sponsorizzati da Nicola Cosentino (Taglialatela e Martusciello) incontrano il «niet» del duo Carfagna-Bocchino e la candidatura autonoma di Clemente Mastella può sottrarre al Pdl un essenziale 3-4% di voti. Senza contare che i finiani stanno meditando di candidare leuroparlamentare Enzo Rivellini, forte di un bel pacchetto di suoi voti. A Benevento il capogruppo Fli al Senato Pasquale Viespoli è in rotta totale con la berlusconiana locale Nunzia Di Girolamo, e può far perdere la partita al Pdl, con cui ha già annunciato che non si alleerà. A Salerno luscente Vincenzo De Luca, Pd, avrebbe già la riconferma in tasca, mentre il centrodestra è spaccato tra «cosentiniani» e «carfagnani». A Caserta non tira aria migliore tra finiani e Pdl. Nei comuni minori minaccia di fiorire una serie di liste civiche di ispirazione finiana.
Ma anche al Nord gli uomini del presidente della Camera puntano a usare le amministrative per garantire una prima affermazione elettorale al Fli e per assestare più colpi possibile al Cavaliere. Da Trieste (dove potrebbe scendere in campo il finiano Roberto Menia) a Bologna (idem per Enzo Raisi) fino a Milano. Dove leuroparlamentare Gabriele Albertini continua a smentire ufficialmente una ricandidatura a sindaco: «Improbabile», ha detto ieri. Ma sta alacremente lavorando a costruirsi una possibile alleanza. Con lappoggio di Fli e Casini e la possibile desistenza «occulta» del Pd (che con il suo probabile candidato Stefano Boeri non ha speranza di incidere) potrebbe trascinare il candidato Pdl-Lega al ballottaggio, e addirittura sperare di batterlo.
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