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Fini prepara l’ultima sceneggiata: autosospeso dopo l’incoronazione

RomaIl trucco del monarca. Fini sta per essere incoronato Re di Futuro e libertà ma sarà un sovrano senza scettro. Soltanto ufficialmente, però. Di fatto continuerà a governare seduto su due troni: quello del partito e quello di Montecitorio. Lo stratagemma si perfezionerà domenica, ultimo dei tre giorni di lavoro dell’assemblea costituente del Fli che si apre oggi alla fiera di Rho, in provincia di Milano. Il nascente partito, come primo vagito, dirà che il suo padre-padrone è lui, Gianfranco. Il quale, lungi dal rifiutare l’investitura, accetterà di buon grado, autosospendendosi un secondo dopo la proclamazione così per fare un po’ di scena. Un beau geste formale per non offrire il fianco già martoriato alle critiche di essere un presidente della Camera quantomeno anomalo. Una commistione di ruoli evidenziata non da oggi e che pare faccia arricciare il naso anche nei dintorni del Quirinale. Totalmente privo di quella sensibilità istituzionale che spinse il suo predecessore Pier Ferdinando Casini a iscriversi al gruppo misto appena eletto presidente dei deputati, Fini continua a replicare la sua commistione di ruoli. Capo scissionista del Pdl, fondatore di un nuovo gruppo parlamentare, ora al volante di un vero e proprio partito. Lo guiderà senza averne formalmente la patente in tasca, con la stessa disinvoltura dimostrata fino ad oggi. Un equivoco che si rinnova: litigando con Berlusconi alla direzione nazionale del Pdl, rinfacciava a Silvio «Il presidente della Camera non fa comizi!» ma poi incendiava la piazza di Mirabello e il capannone di Bastia Umbra. Respingendo le critiche, chiedeva «Mi si citi un atto in cui, nella gestione dei lavori parlamentari, non sia stato super partes» ma poi pur rappresentando tutti i deputati gridava che «il Pdl non esiste!». Lamentandone lo scarso senso delle istituzioni, diceva che le riforme con il Cavaliere non si possono fare e ne chiedeva addirittura le dimissioni da capo del governo. Continuerà così, nonostante il rimedio fittizio di mettere in freezer la corona del Fli.
Nel mentre si lavora agli ultimi ritocchi di una kermesse benedetta dai fornelli del cuoco di D’Alema, Gianfranco Vissani. Porchetta a volontà, pane di Altamura, prodotti tipici italiani e sano antiberlusconismo saranno gli ingredienti forti della tre giorni futurista. Un appuntamento al quale Fini arriva fiaccato dai dubbi interni che non sembrano diminuire.

Gli elementi di scetticismo restano quelli espressi dalle ormai ex menti del finismo, Sofia Ventura e Alessandro Campi: troppa poca destra e relativo rischio di impantanarsi al centro; troppo furore anti Cavaliere che ha portato il Fli ad essere da terza gamba della maggioranza a terza zampa del terzo polo. Ecco perché, in ambienti futuristi, si spera che il leader, nel suo discorso di domenica, eviterà di cavalcare il bunga bunga e pigerà sul tasto della destra.

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