Roma - Il referendum sulla legge elettorale? Si farà. Ne è convinto il presidente di Alleanza Nazionale, Gianfranco Fini. "Io andrò a firmare per
il referendum elettorale, come faranno tanti dirigenti di partito". Lo ha detto il leader di An interpellato a Montecitorio sull'incontro dei
capigruppo del suo partito con il presidente del Consiglio, Romano Prodi, sulla legge
elettorale.
Ribadendo il sostegno del suo partito al referendum l'ex vicepremier ha spiegato che An non
chiude al dialogo sulle riforme: "Il problema non è quale riforme fare, ma è il timing. Il
nostro non è un no alle riforme costituzionali. Vi pare che possiamo dire no alla
riduzione dei parlamentari? O all'aumento dei poteri del premier?
Tutto quello che si può fare nei dieci-undici mesi che mancano al referendum noi
siamo disposti a farlo".
La Russa e Matteoli a palazzo Chigi I capigruppo di Alleanza Nazionale La Russa e Matteoli (che sono andati a riferire a Gianfranco Fini dell'incontro con Prodi) affermano che il premier avrebbe prospettato loro un percorso che, oltre alla riforma della legge elettorale, prevede «ipotesi di riforme costituzionali». «Ci siamo reciprocamente ascoltato, con l'intento di capirci a vicenda - ha riassunto Matteoli -. A Prodi abbiamo ribadito la nostra posizione sulla legge elettorale, ormai nota perché la abbiamo detta ai quattro venti: rafforzamento del bipolarismo, indicazione prima del voto di premier, coalizione che dovrà sostenerlo e programma. Loro ci hanno prospettato ipotesi di riforme costituzionali che non ci vedono aprioristicamente contrari, ma che devono essere realizzate in dieci-dodici mesi, altrimenti per noi resta valida la via del referendum». È La Russa a rendere più esplicito il sospetto che il governo voglia solo «perdere tempo». «Siamo perplessi - dice il capogruppo dei deputati di An - di fronte al fatto che ci si prospetti di realizzare riforme così corpose in tempi così brevi. È assurdo avere la presunzione di fare in dieci mesi ciò che non si è fatto in cinque anni. Mettendo troppa carne al fuoco va a finire che poi niente si cuoce per bene e si va a finire dritti al referendum, cosa che certo non spaventa An».
Tra le ipotesi, «il cambiamento di ruolo tra Camera e Senato, una riforma così corposa che se ne dibatte da trenta anni e certo non si può realizzare in dieci mesi. Loro fanno questa ipotesi, noi ci sediamo anche al tavolo, ma resta fermo che se la proposta è troppo corposa e serve a prendere tempo, per noi resta il referendum».
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