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Fini: "Serve una stagione costituente Il biotestamento non è da Stato laico"

Seconda giornata di lavori al congresso del Pdl. Fini: "Nasce un grande soggetto politico di popolo, sintesi di patrimoni umani e storie politiche diverse". Appello al sistema bipartitico: "Prendere posizione sul referendum". Quindi annuncia tre grandi patti per rilanciare il Paese: tra padri e figli, tra capitale e lavoro e tra Nord e Sud. Berlusconi: "Via a stagione di riforme". Ma sul fine-vita Schifani è critico: "Sì allo Stato laico, no alla omissione di responsabilità". Guarda la diretta dei lavori

Fini: "Serve una stagione costituente 
Il biotestamento non è da Stato laico"

Roma - "Con la nascita del Pdl la mia vita è cambiata". All'indomani del discorso, che ieri ha aperto il congresso per la fondazione del Popolo della Libertà (guarda il video), il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha salutato con queste parole la fusione di Forza Italia e Alleanza nazionale. Una fusione che anche il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha voluto abbracciare ricordando il tracciato segnato dall'onorevole Pinuccio Tatarella. Così, invocando una stagione costituente e chiedendo un rinnovato patto economico-sociale per il Paese, la terza carica dello Stato ha salutato la nascita di "un grande soggetto politico di popolo, sintesi di patrimoni umani e storie politiche diverse". Una spinta che piace anche a Berlusconi che, ascoltato il discorso dell'alleato, ha detto: "Ho colto la spinta sulle riforme. Sono d’accordo con te, partiamo subito".

Il riconoscimento della leadership a Berlusconi Un ringraziamento al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, "per la chiarezza e per la generosità con cui ieri nel suo intervento, in un colpo solo ha spazzato via luoghi comuni e interpretazioni maliziose o interessate, in alcuni casi legittime paure". Così il presidente della Camera ha cominciato il suo intervento ringraziando anche la platea dei delegati per il lungo applauso con cui è stato accolto. "Con il Pdl nasce un grande soggetto politico di popolo, sintesi di patrimoni umani e storie politiche diverse", ha spiegato Fini ringraziando Berlusconi per la sua "generosità" e per aver riconosciuto che "il Pdl non è una Forza Italia allargata né solo un cartello elettorale". Secondo il numero uno di Montecitorio il nuovo partito sarà "un grande soggetto politico di popolo, sintesi dei valori, storie, esperienze, patrimoni, di donne e uomini con storie diverse, ma che sanno che il comune obiettivo della politica con la 'p' maiuscola, è il bene comune: donne e uomini liberi che hanno il sogno di un’Italia migliore".

L'imput al referendum Nel suo discorso Fini entra subito nel vivo dei lavori che il nuovo soggetto politico dovrà affrontare. Al primo posto c'è, sicuramente, il nodo del referendum. "È bene che il Pdl discuta nelle prossime settimane su come orientare il proprio voto al referendum elettorale di giugno", ha detto il presidente della Camera riprendendo l’auspicio dello stessoo Berlusconi per un sistema bipartitico. Quel referendum, ha detto Fini, consente una "accelerazione verso quel sistema". "Non so se siano maturi i tempi, se ci siano le condizioni per il bipartitismo - ha aggiunto l'ex leader di An - ma il Pdl può mettere nel suo dibattito interno la decisione su come comportarsi in quel referendum. Anche se questo comporterà la necessità di discutere, tra noi, e anche con gli alleati". Il riferimento è alla Lega, dal principio contraria al referendum: "Il Pdl dovrà porre al proprio ordine del giorno la discussione su quale atteggiamento da assumere sul referendum" fissato per il 7 giugno e che rappresenta "non un incidente di percorso" ma un punto importante per la possibile evoluzione bipartitica del sistema.

Costruire l'Italia del domani "Un grande partito plurale". Questo il Pdl, secondo Gianfranco Fini, "non un cartello elettorale" nato "grazie alla lungimiranza e alla lucida follia" di Silvio Berlusconi. "Dobbiamo guardare all’Italia del domani, dobbiamo costruire l’Italia che verrà - ha detto Fini - bisogna essere capaci di governare ma anche di decidere". "Rilanciare una grande stagione costituente" è, secondo Fini, la "grande sfida" per il centrodestra che deve porisi due obiettivi: "evitare la polemica continua" tra cariche istituzionali che difendono la costituzione che c’è e il governo che «giustamente» chiede più poteri per operare e anche "chiamare allo scoperto la sinistra" su quali sono le sue proposte. Federalismo istituzionale, cioè revisione del bicameralismo perfetto e nuova forma di governo sono i due punti chiave indicati dal presidente della Camera.

Modernizzare la Costituzione Fini torna a insistere per una riforma della seconda parte della Costituzione chiedendo di "porre termine alla lunga transizione degli ultimi anni". "Dobbiamo riprendere - ha proseguito la terza carica dello Stato - il discorso troppe volte interrotto delle riforme istituzionali, indispensabili in un Italia che deve modernizzare la Costituzione". Non nella prima parte che "merita rispetto e ha assunto un valore che è di tutti gli italiani, ma la seconda parte si deve cambiare". Unica modifica nella prima parte della Costituzione deve essere, secondo Fini, l’inserimento di un riferimento all’Europa di cui "l’Italia è uno dei padri fondatori". "O la democrazia è rappresentativa e governante oppure se pone il suo baricentro solo sull’aspetto della rappresentatività senza tenere nel dovuto conto la necessità di rispondere in tempi reali a sfide che sono sempre più impellenti, rischia di apparire non in sintonia con le esigenze più profonde di un popolo".

Economia sociale e crisi di mercato Una citazione al libro di Giulio Tremonti e la necessità di rilanciare l’economia sociale di mercato. Fini parla della crisi economica e delle ricette che il centrodestra dovrebbe mettere in atto per superarla. "Questa non è una crisi come le altre, è una crisi strutturale che chiama in causa la struttura del capitalismo", ha spiegato Fini criticando il capitalismo senza regole e affermando che "la crisi ha le sue radici nel fatto che l’economia aveva messo le sue radici nella finanza. E' la crisi dell’ideologia che Tremonti ha definito il mercatismo". Non si può, però, "ridurre tutto all’enunciazione che è colpa delle banche e della finanza" perché senza di esse l’economia langue. Per Fini "la risposta alla crisi è la necessità di nuove regole e il riferimento a un valore come il lavoro". "O l’economia è sociale o rischia di essere antisociale. Sono valori tradizionali, non c’è nulla di nuovo sotto il sole". Fini ha poi ribadito la necessità della sussidiarietà.

Il patto tra Nord e Sud "Innanzitutto un patto tra generazioni. Dobbiamo far sentire i padri e i figli sulla stessa parte della barricata". Secondo Fini, compito principe del centrodestra è "passare ad una riforma del welfare" e "tutelare i più deboli e garantire loro più stabilità". Non solo. La terza carica dello Stato ha spiegato che "serve una concordia sociale: se vogliamo tagliare l’erba sotto i piedi di una sinistra che più si attarda, dobbiamo promuovere una concordia sociale". Infine, ha sottolineato il presidente della Camera, "serve un patto tra nord e sud: il meridione rischia di pagare più di altri la crisi. Dobbiamo partire dalla coesione sociale, non temo affatto l’impatto del federalismo fiscale ma lo Stato deve esserci. Quello che è accaduto ad Acerra è simbolico. Quando lo Stato c’è e il meridione si libera dalla piaga dei rifiuti lo Stato afferma una presenza positiva". Fini ha, poi, concluso parlando della legalità: "Se siamo il popolo della libertà, libertà vuol dire libertà dalle mafie e dalla clientele".

La crisi culturale della sinistra Quella che sta attraversando la sinistra italiana "non è una crisi di consenso, ma una profonda crisi di idee e di valori di riferimento che deriva dal fatto che si è spenta da tempo quell’egemonia di gramsciana memoria che voleva che solo la sinistra fosse in grado di comprendere la società italiana e che quindi fosse capace di orientarne il cammino". Fini ha, quindi, spiegato che "se la chiave di lettura di questa crisi è giusto o perlomeno accettabile, bisogna fare un passo avanti: e significa declinare questa categoria di valori nella realtà nazionale". E l’Italia, ha spiegato, è un Paese dove "è forte il ruolo del pmi, dove il principale ammortizzatore sociale è la famiglia. Un paese dove c’è molto volontariato e associazioni no profit. E dunque - ha concluso il ragionamento - la risposta alla crisi globale può essere fornita da categorie culturali estranee o sconosciute alla cultura della sinistra italiana ed europea".

Integrazione e immigrazione "Non dobbiamo aver paura dell’immigrazione, noi siamo un popolo di emigranti. Non dobbiamo aver paura dello straniero, ma guidare questo processo complesso, l’integrazione non significa assimilazione quando c’è legalità". Bisogna, quindi, discutere per indicare "nuovi percorsi per ottenere la cittadinanza italiana". "Non dobbiamo avere paura del futuro",ha detto il presidente della Camera sottolineando il ruolo "centrale" della scuola e della formazione. E ha indicato la possibilità di chiedere "un giuramento sulla nostra Costituzione" ai nuovi cittadini. E non bisogna aver paura di discuterne, ha aggiunto Fini, perché "non si tratta di fughe in avanti o di strizzatine d’occhio alla sinistra, perchè è proprio questo che dobbiamo affermare: questi non sono temi su cui può parlare solo la sinistra".

Laicità frutto di un cristianesimo maturo "La società che verrà ha l’obbligo di essere laica", ha detto il presidente della Camera ammettendo che gli è capitato e gli capiterà ancora in futuro di essere in minoranza nel Pdl "anche se su alcune grandi questioni dobbiamo abituarci a ritrovarci in posizioni diverse". "Quando dico laicità - ha spiegato Fini - non intendo negare quello che è il magistero morale della Chiesa, l’alto ruolo sociale che ha svolto la Chiesa, il contributo che ha dato all’identità italiana". Ma credere che "tra difendere la identità europea riconoscendo nelle radici cristiane la sua base e chiedere che le istituzioni siano laiche non c’è contraddizione. Laicità è la separazione delle due sfere, come è ben chiaro ai cattolici più avveduti". Quindi Fini ha usato le parole dell’europarlamentare Mario Mauro, unica citazione del discorso, per spiegare meglio il concetto: "La laicità è il frutto della maturità del cristianesimo perché chiarisce ciò che è di Cesare e ciò che è di Dio. La laicità è garanzia anti-ideologica". Proprio per questo Fini ha chiesto al congresso: il testo della legge sul testamento biologico "approvato al Senato siamo sicuri che è laico? Quando si impone un precetto per legge, siamo più vicini allo stato etico che a stato laico".  Fini ha riconosciuto che "è una questione in cui mi è capitato di essere in minoranza nel Pdl. Ma non me ne dolgo". Il presidente della Camera sottolinea che "la laicità delle istituzioni non è quello di chi nega il magistero della Chiesa, l’alto ruolo sociale che svolge.

Non c’è contraddizioni tra chiedere istituzioni laiche e rivendicare radici cristiane".

Il colloquio con Berlusconi Quasi venti minuti a colloquio, tra un brindisi al nascente Pdl e i complimenti di ministri e parlamentari che vogliono salutare i due leader. Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini si vedono nel retropalco del Congresso al termine dell’intervento del presidente della Camera, che ha acceso la platea. Lontani dalle telecamere, si distendono e parlano dei vari temi affrontati nel discorso. Il Cavaliere esprime apprezzamento in particolare per le parole di Fini sulla necessità di una legislatura costituente e si dice pronto a confrontarsi insieme sulle riforme. Sul tavolo anche il testamento biologico, con la netta posizione del presidente dell’Assemblea di Montecitorio che ha chiesto un ddl sulla fine della vita da Stato laico. Non sono entrati nel merito dell’argomento, raccontano fonti parlamentari, ma si sono lasciati con l’intento che questo aspetto vada approfondito, fermo restando che la scelta finale è affidata alla libertà di coscienza dei singoli parlamentari.
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