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Fini si traveste da dipietrista: scontro frontale con Bondi

Un continuo logorio. Bocchino attacca su Dell'Utri e Brancher. Il coordinatore del Pdl: "C'è un vizio di metodo..."

Fini si traveste da dipietrista: scontro frontale con Bondi

Roma - Il virus dipietrista s’è infila­to da un po’ nell’hardware di Fi­ni. E ieri il suo computer sembra­va più infetto che mai. Il file del garantismo? Leso. «Dimmi il no­me di una democrazia del mon­d­o in cui rimane segretario regio­nale di partito e sottosegretario un signore nei confronti del qua­le la magistratura ha emesso un mandato di cattura», ha chiesto il presidente della Camera a San­dro Bondi, con chiaro riferimen­to a Nicola Cosentino. Il file delle intercettazioni? Sfregiato. «Sono contrari i sindacati di polizia e il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso ha detto che il ddl archivia il concetto di criminalità organizzata»,ha sentenziato.Il fi­le del rapporto con la Lega? Rovi­nato: «Il Pdl ha nei confronti del Carroccio una sudditanza e una soggezione elevate ai massimi li­velli », ha attaccato. Il file del fede­ralismo? Ammaccato. «Sono tre mesi che chiedo una commissio­ne per discutere dei costi nel mio partito, ma ancora non ricevo nessuna risposta. Non ne può di­­scutere il Consiglio dei ministri. E dire questo non è fare solo il con­trocanto », ha accusato. Già, il controcanto. Il coordina­tore del Pdl Bondi ha provato ec­come a ribattere: «Nel partito dobbiamo fare uno sforzo per di­scutere liberamente, ma non si deve arrivare al distinguo siste­matico, alle inutili provocazioni nei confronti del governo, di Ber­lusconi e del partito». Niente da fare.Tra i due l’incontro sembra­va uno scontro tra un dipietrista e un pidiellino.Fini:«Prima si ruba­va per il partito, oggi si ruba per sé»; «di malfattori in politica ce ne sono tantissimi»;«un partito li­berale non può prescindere dal congresso come momento di ve­­rifica delle classi dirigenti»; «re­sta il diritto al dissenso che non si può sanare»; «la democrazia è ta­le perché non c’è pensiero uni­co »; «non ho nostalgia per i parti­ti della Prima Repubblica ma ho nostalgia per la capacità che ave­v­ano i partiti di selezionare la clas­se dirigente». E Bondi: «C’è un viziodi meto­do nel porre questioni su cui ci può essere accordo o dissenso»; «c’è una sottolineatura eccessi­va. Bisogna fare uno sforzo per di­scutere liberamente e prendere una decisione finale, e l’unico metodo è quello del voto»; «non ci siamo, è anche una questione di garbo, mi tiri in ballo su que­stioni che riguardano dirigenti di partito...»;«credo che quelle di Fi­ni s­iano a volte delle inutili provo­cazioni e dei perenni distinguo». Insomma, cane e gatto. E nel giorno in cui l’altro coordinatore del Pdl Ignazio La Russa incontra­va i finiani Andrea Augello e Italo Bocchino definendo l’incontro «franco e cordiale», proprio Boc­chino sul sito Generazione Italia attaccava a testa bassa.

«Le inter­cettazioni? Un errore»;«Dell’Utri su Mangano? Uno scivolone»; «Brancher? Ha cercato di sfuggi­re ai giudici». E ancora: critiche a Scajola, Lunardi, Bertolaso, Co­sentino. Nel forum, qualcuno ap­plaude. Qualcun altro punge: perché non ci parli dell’affaire Ro­meo e della tua elezione a Casal di Principe?

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