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Fini sotto il balcone di Prodi: sei la restaurazione

Massimiliano Scafi

da Roma

Brogli? No, dice Gianfranco Fini «non ci sono particolari motivi di preoccupazione». Però il Cavaliere ha fatto bene a lanciare l’allarme: «Bisogna sempre garantire che vi sia l'assoluto e corretto svolgimento delle elezioni. Credo perciò che tutti, non solo Berlusconi ma pure Prodi, dovrebbero associarsi alla richiesta di totale trasparenza, anche perché è prevedibile che l’esito del voto sia davvero al fotofinish». Dunque per il vicepremier «la vittoria è possibile». È cresciuto infatti «il numero di chi ha capito che il centrosinistra rappresenta la restaurazione, un vecchio modo di governare».
An chiude la sua campagna elettorale a Piazza Santissimi Apostoli, proprio davanti al quartier generale del Professore. Affacciati alle finestre, una ventina di funzionari dell’Unione ascoltano incuriositi. Fini non sembra particolarmente scosso dalla coincidenza. «Questo è uno dei luoghi tradizionali della politica, non mi fa nessun effetto stare qui dove ho già tenuto decine di comizi. Noi ci siamo da tempo, l’intruso semmai è proprio Prodi». Quando lo nomina, la piazza fischia. Attenti, spiega il ministro degli Esteri, a non scambiarlo con la novità. Attenti a non passare dalla padella alla brace: «Qualcuno in cuor suo può dire che stavolta non vuole andare a votare perché non tutti gli impegni sono stati mantenuti, non tutto è stato realizzato. È vero, ci si poteva impegnare di più, ma se si vuole vivere meglio e aprire una nuova fase, tutto si può fare tranne che avviare quella gigantesca restaurazione che promuove l’Unione. Anche se, in qualche modo è lecito lamentarsi, è chiaro a tutti che il rinnovamento non può avere la faccia di Prodi».
E attenti a non mandare a Palazzo Chigi il partito delle tasse. «Lo stesso D’Alema - dice ancora Fini - ha riconosciuto che in questi anni c'è stata una riduzione, seppur piccola, delle imposte, però quando governavano loro il dibattito era tutt’altro. Centrosinistra vuol dire inasprimento fiscale. So che Prodi è permaloso e si irrita ogni volta che glielo ricordo. Ma io oggi glielo dico proprio sotto le finestre della sua sede: lui è stato l’unico tra i premier europei a mettere una tassa ad hoc per l’ingresso dell’euro e ci sono tanti italiani che ancora aspettano che gli venga restituita». Quanto alla soppressione dell’Ici sulla prima casa, vecchia proposta di An, nessuno scippo da parte di Berlusconi: «È vero, è un’idea che avevamo messo a punto noi, ma adesso siamo lieti che sia diventata una proposta del governo».
Sul palco c’è anche Francesco Storace. «A tutt’oggi - puntualizza il presidente di An - lui ha saputo di essere indagato solo dai giornali. Non è una critica al ruolo della stampa, che fa il suo lavoro, ma a come funziona la giustizia, che in Italia va a corrente alternata». Lo dimostra, insiste, il caso Mills: «Le carte che oggi ha esibito il presidente del Consiglio sono la dimostrazione che la magistratura milanese, se vogliamo essere generosi, è stata superficiale, perché non ha chiesto una rogatoria che avrebbe dimostrato la totale estraneità di Mediaset e di Berlusconi. Se invece vogliamo essere un po’ maliziosi ma diretti, è stata faziosa». Copertura totale quindi al Cavaliere, che «ha dimostrato per tabulas che quella indagine è viziata o dalla superficialità e leggerezza o da altre ragioni».
Da qui l’appello che Fini lancia ai giudici: «Se vogliono far funzionare lo Stato, ricordino che devono avere il dovere di essere e apparire imparziale. La magistratura ha grandi meriti, è in prima linea contro la mafia e la criminalità organizzata, è fatta anche di martiri e giustamente rivendica il diritto di essere autonoma». Però, aggiunge, «sono essenziali l'autonomia e l'imparzialità, perché alcuni interventi a gamba tesa hanno avuto finalità solo politiche». E se la giustizia funziona così così, «abbiamo motivi per essere molto soddisfatti per l’attività delle forze dell’ordine», soprattutto alla luce dell’attentato sventato. «Sapevamo di questi rischi. Si è trattato in una dimostrazione di grande capacità e della prova che l’Italia è un Paese in cui è garantita la sicurezza».
Dopo un’ora di comizio, Fini chiude ricordando «i tanti successi» del governo: mercato del lavoro, lotta alla droga, università, politiche sociali. E la politica estera: «Non siamo più il Paese della pizza e del mandolino e ciò lo dobbiamo alla serietà del centrodestra in questi cinque anni». Certo, «la Cdl non è riuscita a fare tutto quello che ha promesso», però votare centrosinistra significa tornare indietro».

An vuole essere protagonista: «Non ci siamo montati la testa, ma è arrivato il momento di impegnarci in prima persona». Per Palazzo Chigi? «Saranno gli elettori a scegliere il prossimo leader del Polo e il prossimo presidente del Consiglio. Saranno loro a decidere i rapporti di forza interni».

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